È stato il Tornado a cambiare il volto delle nostre Valli, il Sorbo è scompigliato, gran parte della natura boschiva è stata sradicata e alcuni sentieri non sono percorribili
Decido che vado
Non è successo mai che un Tornado, partito dal mare, arrivasse fin qui, con la potenza devastante di un demonio. Invece, è ciò che ha fatto. Ha ruggito addosso alla Valle del Sorbo, tagliando il Crèmera a metà, spettinando la Natura, sollevando tronchi pesanti, rompendo tutto ciò che ha incontrato lungo il suo passaggio.
Ero preoccupata perché circolavano delle fotografie inquietanti dopo il Tornado al Sorbo, messe in rete dai primi soccorritori mossisi per ripristinare la situazione. Così ieri sono salita fino al Santuario. La mia preoccupazione? La nicchia con la Madonnina e la Torretta che, mi parevano scomparse, guardando -appunto- alle foto pubblicate.
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Non posso tornare verso la Valle del Sorbo
Avevo l’affanno salendo, ho dovuto lasciare la macchina molto sotto il salitone, ostruito come non mai. C’erano almeno una decina di uomini all’opera: segavano gli alberi venuti giù dai costoni laterali, cercavano di pulire un delirio di rami, terra e foglie, che avevano sommerso la strada. I costoni laterali si erano sgretolati facendo precipitare gli alberi aggrappati a essi. Quel passaggio era modificato per sempre, non sembrava nemmeno di essere sotto il Santuario della Madonna del Sorbo, ma altrove.
Mentre salivo -mi dicono- che è pericoloso, gli rispondo: faccio qualche foto e vado, ma la Torretta c’è ancora? Nessuno mi risponde, mi ripetono che non potrei stare lì. E, proprio mentre lo dicono, vedo uno degli uomini davanti a me gridare “Via via via!” la mano che sventolava furiosa. Non ho fatto in tempo a voltarmi ma ho sentito che qualcosa stava venendo giù, mi sono messa a correre ma sono inciampata, battuto il ginocchio ma salvato la macchina fotografica. Poi mi sono voltata, così tutti gli altri che avevano corso come me e abbiamo visto due alberi più tanta altra la terra caduti in obliquo a bloccare il passaggio.
Io ero di qua e la macchina un chilometro più sotto, verso la Valle del Sorbo. Ho pensato solo che non mi era caduto addosso nulla e che potevo ancora salire e verificare lo stato della Madonnina e della Torretta, poi avrei trovato il modo di tornare indietro.
Resta lo squarcio
Ho fatto l’ultimo tratto di salita, gli alberi, accatastati ai lati della strada, non facevano presagire nulla di buono. L’inferriata a sinistra nemmeno, era accartocciata come se una potenza superiore l’avesse stritolata.
Il cuore era in gola, per un attimo ho pensato: meglio che non guardi, magari non c’è più niente, scoppio a piangere davanti a questi poveretti che stanno lavorando. Mi sono fatta coraggio e, per un secondo solo, sarà stata l’ansia, ho visto un vuoto abissale, mi sembrava che tutto fosse stato portato via.
Ma dopo quel secondo, sono tornata lucida, ho visto subito la Torretta in piedi e, aggirati dei rami riversi in terra, anche la Madonnina nella nicchia. Ho sospirato forte, mi sono messa seduta e ho sospirato di nuovo, un po’ d’acqua negli occhi mi ci è andata, ero molto emozionata di constatare che il Tornado le era passato di fianco, strettissimo, ma che lei aveva resistito.
Lo squarcio, dopo il Tornado al Sorbo, c’è, si vede nella buca rimasta dopo che un albero è volato via, si vede nel taglio netto che separa il paesaggio, ma almeno il Santuario della Madonna del Sorboè salvo.
Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.