Spargi – La Strega Pht-Credit: Aldo Ardetti
Spargi è il luogo del cuore di Rita che ha vissuto come in una bolla il suo tempo sull’isola, perché questa terra ha il potere di regalare segreti e illusioni
Subito in acqua
Spargi è un sogno appeso nel cuore. Sono arrivata a Palau dopo un viaggio in nave piuttosto turbolento.
L’attracco nel Golfo Aranci e i primi sprazzi di mare, mi sono entrati negli occhi come terapia d’urto, rivelandomi una tavola di turchese avvolgente.
Poco dopo ero già sull’Isola di Maddalena e, se pure, ovunque guardassi, mi rendevo conto che ero circondata da posti meravigliosi, quando sono scesa a Spargi ho sentito che il mare mi vibrava addosso. Non restava solo intorno a me, quella trasparenza ondulatoria, e i giochi di luce, mi si riflettevano sulla pelle restituendogli l’effetto di un pentaprisma.
La Natura incontaminata, i rari sbarchi giornalieri durante quegli anni -quando ancora era poco conosciuta- me la resero come una di quelle isole deserte dove ci si sarebbe potuto imbattere in vecchi galeoni, nei pirati naufragati secoli prima, in ampolle d’oro abbandonate sulla riva.
Un viaggio nella storia naturale
Un’isola perduta, popolata solo da specie protette di uccelli e percorsa da segreti canali di acqua sotterranea che, di tanto in tanto, sgorgavano in superficie. Il sapore ghiacciato regalatogli da un lungo viaggio nell’oscurità.
La Massiccia Militare -da Cala Canniccio alla ex Batteria di Zanotto– è l’unica percorribile per arrivare alle Fonti di Cala d’Alga e Cala Granara. Il resto è rapito dalla vegetazione, chilometri di macchia selvaggia, inospitali e invalicabili.
Si resta muti a guardare questo tipo di Natura senza controllo e poi sorprende ancora di più la roccia, un monumento graffiato, un’opera scultorea eternamente incompiuta, che lascia spazio alla contemplazione, allo studio dei dettagli.
Spargi è stata una guardiana dell’Arcipelago dì La Maddalena durante le guerre mondiali mentre oggi è un Parco Nazionale, visitato più per il paradiso che offre che per i suoi scampoli di storia. Eppure, dal mare, è emerso il relitto di una nave da carico romana e, in cima, le Batterie Zanotto e Petraiaccio ancora sorvegliano l’isola.
Spargi tra il mare e il nulla
Navigandola tutta intorno con il gommone si scorgono tante Calette, ognuna con un suo ritmo, modellamento, colore. Qui si intervallano lune di sabbia bianchissima, poi rossiccia, fino al paesaggio di roccia rosa; e sui pendii si trovano delle rare piante endemiche -per cui la Sardegna è nota- laddove si intrecciano anche i ginepri fenici, che sembrano spettinare le parti verdi della scogliera.
Non ci sono case o strutture ricettive, non ci sono capanne, non ci sono pali, non si può piantare nemmeno una bandierina a Spargi.
Sono andata e tornata diverse volte, da La Maddalena, perché non riuscivo a resistere a questo stato di cose, questa assenza di materialità, di cibo perfino, non ci sono ristoranti, bar, nulla di nulla.
E non è fantastico?
Si è in compagnia del maestrale e dell’acqua. Le imbarcazioni che arrivano e, quelle che -per poco tempo- sostano nelle baie, sembrano sospese a pelo sul mare, mentre sotto, i fondali, raccolgono le loro ombre scure. Lo stesso, i corpi dei bagnanti, che fluttuavano senza peso. Lo strato liquido, trasparente, genera una profonda consapevolezza della forza di gravità. L’acqua pareva di cristallo ma è difficile descrivere una tale limpidezza, se non paragonarla all’assenza.
Personaggi e profili di roccia
Un tempo il guardiano qui era Nino Beretta, un uomo ricercato dalla legge, che vi si trasferì con la famiglia e mise in piedi un allevamento di mucche, capre e maiali e coltivò dei vigneti. Ma l’isola ebbe anche un Conte, Giovannino Cotogno, detto Rampazzo, che visse nel Fortino Militare di Cala Corsara per diversi anni.
Oggi sembra che gli unici guardiani restino dei sassi che, qua e là lungo la costa, si impongono, prendendo nomi bizzarri tipo il profilo del Bulldog, il profilo della Strega, lo Zoccolo olandese, e svariati altri a cui qualcuno trova sempre una forma e un nomignolo particolari, tipo anche Lo Stivale, una miniatura perfetta dell’Italia, in bellavista su una roccia.
E, sulla sabbia, pure, era percettibile la solitudine dei luoghi, le uniche impronte erano le mie e quelle dei gabbiani e dei cormorani, padroni indiscussi del litorale come dell’acqua. Una pace starsene in piedi così, tra il silenzio rotto solo dallo sciabordio e il volo degli uccelli, così libero da averne invidia.
Spargi-dipendenza
Proprio per questa elettricità, più volte, ho rischiato di non tornare a La Maddalena. mi attardavo e, invece, il mare andava veloce, si rigonfiava al largo, rendendo difficile -se non addirittura pericolosa- la navigazione di piccole imbarcazioni. Ho avuto seriamente paura di essere inghiottita come il relitto romano.
Ma il giorno dopo ero di nuovo sulla rotta per Spargi, negli scenari mozzafiato, pronta a tuffarmi di nuovo nel cristallo, a essere circondata dai pesci, a nutrire gli occhi di colori spettacolari .
Se si va senza attrezzatura da pesca, i pesci si avvicinano, ti fanno il solletico, si lasciano perfino accarezzare e, in quella lentezza di movimenti acquatici, salivano fluttuanti anche le alghe marine, per nulla viscide, anzi sinuose, con una propria eleganza.
Avvolta dall’acqua, dal suo liquido ricco di creature, e poi circondata dagli orizzonti che si impastavano con l’acqua, e poi ancora, protetta dall’Entroterra, così primordiale, non mi rendevo conto di nulla, solo della vita.
Pensierino
Non so, tra tante calette o tanti anfratti, dove il mio cuore sia rimasto, so solo che poi, negli anni, è cambiato molto da quella prima volta che ci andai e, nonostante la Regione attui delle misure di tutela per la salvaguardia, credo ci vorrà moltissimo tempo prima che si ristabilisca la bellezza pura che vi avevo scorto.
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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.