Sorbo in Borgo è tornato a rievocare non tanto le Valli quanto la pianta che gli ha dato il nome e quest’anno lo ha fatto piantumando un albero del tutto particolare
Dai Romani a Cartartist
Il sorbo è annoverato in Italia come uno dei frutti dimenticati.
Cresce in grandi quantità solo nelle nostre valli, a Formello, e cresce a Sorbolo, un comune nel mantovano dove si produce ancora un liquore antico chiamato appunto Sorbolino.
Il nome deriva dal latino Sorbus, che vuol dire aspro, e venne diffuso proprio dagli antichi romani che ne fermentavano i frutti per ottenere un sidro, chiamato Cerevesia.
Questa festa, Sorbo in Borgo, che riporta la nostra pianta autoctona in paese, l’anno passato fu il pretesto per piantare quattro alberelli di Sorbo in Piazza Donato Palmieri, quest’anno la piantumazione è avvenuta in Piazza San Lorenzo ma, a sorpresa, è stato piantumato un albero firmato Cartartist.
Sorbo in Borgo in un bicchiere
Si trattava di un colorato albero di carta riciclata, intorno al quale si è sviluppata l’intera manifestazione. Non ho potuto parteciparvi, ma c’erano moltissimi laboratori in giro per le piazze e nel cortile di Palazzo Chigi.
L’attenzione era calamitata sul vino, ovviamente. Chiunque entrava nel Borgo poteva richiedere, all’ingresso, una tasca porta bicchiere per gironzolare, bevendo. Gli stand proponevano diverse etichette, bianchi freddi, rossi profumati a temperatura ambiente. Il rosato non lo bevo quindi non saprei.
Sorbo in Borgo potrebbe essere il giusto pretesto per valutare di piantare in giardino un Sorbo. Perché no?
Contro le malvagità
I Celti consideravano questa, una pianta in grado di scacciare le streghe, perciò davanti alle loro case era consueto vederne spuntare un rametto, appeso alla porta. Con il frutto, invece, tenevano lontani i fulmini.
Leggendo alcuni siti che scrivono di piante, il consiglio sulla piantumazione è di innestare per talea e non per seme. Quindi, andrò in giro a cercare un figlio di Sorbo, da qualche parte, sono certa mi stia aspettando.
Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.