Il silenzio ci ha ingannati,
creato lacerazioni come canyon
e lasciato distrattamente cadere la sua assenza-presenza
mentre ci amavamo nascosti.
E quella distanza è rimasta così,
quasi invalicabile,
un confine disegnato dalle nostre stesse mani.
Che gli abbiamo fatto al silenzio
che ci ha consumati distanti,
resi stranieri,
due palloncini che viaggiano in direzioni opposte?
Ci siamo incrociati un attimo
e poi il silenzio ha punito i baci mai concessi,
la platea di perplessità e paure adolescenziali,
i conflitti invisibili,
e fatto tacere anche le nostre menti.
Il silenzio ci ha infiammati
e per troppo tempo, il tempo, è rimasto dilatato
formando grumi di terra sospesa.
Ci sfioriamo appena in questa nuova,
ultima dimensione,
lasciandoci addosso reciprocamente
tracce incomplete di carne
e sguardi recisi per difenderci.
Un sapore antico di leggerezza, però,
torna a starci tra le braccia,
meno vuote di quando ci siamo conosciuti la prima volta.
Brancola nel silenzio inascoltato
e torna,
quasi normale,
quasi reale
a dichiarare il suo amore.