I muri scrostati avevano bisogno dei restauri apportati, non c’è dubbio, ma cosa stupisce di più è la Resurrezione il primo, vero, ingresso di Palazzo Chigi
Grandi sogni
I Restauri e anche la Resurrezione di Palazzo Chigi sembrano quasi ultimati. Quando vidi comparire le impalcature, il cellophane oscurare i muri capii che i fondi per il restauro dei muri esterni erano arrivati. E cominciai a girarci intorno. Feci qualche foto qui, una la, e pensai che comunque le croste sono il risultato di tante storie e tante ferite. Di tanta acqua caduta e anche del vento, che ha infierito audace.
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A me piacciono molto i luoghi che sanno di antichità, mi piace meno il restauro fatto per abbellire. Mi succede anche quando viaggio e capito in una città -la seconda o terza volta-. Per esempio mi è successo visitando Praga: quando ci sono tornata, a distanza di dieci anni, sono rimasta sgomenta: le era stato lavato via il suo fascino intrinseco, la drammaticità dei palazzi, l’uggiosità dei vicoli.
Insomma, sì al recupero, ma quando diventa troppo bello, troppo pitturato, qualcosa si sottrae alle verità conosciute.
L’aria tirata
E un pochino, anche Palazzo Chigi, ha guadagnato e ha perso. Era piuttosto mal ridotta la Facciata dell’Arco in Piazza Donato Palmieri e anche le facciate laterali, trafitte di ferri e chiodi. La nicchia sotto l’arco, così erosa da sembrare pericolante. Però ora, così intinti di aria e stuccati con polveri di marmo, sembrano aver tirato via ogni nostra traccia, quelle rughe che ci hanno accompagnati fin qui.
Certo, ora è più bellino, ha un’aria curata. Non si può denigrare nemmeno il lavoro fatto perché sono stati rispettati tutti i criteri etici: l’utilizzo dei materiali più idonei e meno invasivi; è stato tenuto conto di come era dai tecnici che hanno studiato pezzetto per pezzetto l’intero edificio.
Comunque ora sembra esistere una Formello Sparita, che resta in qualche foto in bianco e nero, nei racconti di qualche anziano, su qualche libro dimenticato. Ed esiste una Formello più fruibile dal punto di vista culturale. Metà e metà.
Risorto
La cosa che invece amo tanto e per cui ringrazio personalmente chi ci ha lavorato è La Resurrezione sotto l’arco, il primo ingresso al centro storico di Formello e a Palazzo Chigi.
Lui, il Cristo, è davvero rinato. Se ne stava andando, scomparendo sotto tracce evidenti di intonaci consumati, privo ormai della bella cornice in peperino. Graffiato via come quei dipinti murali che sono sottoposti all’usura e, piano piano, perdono colore, cadono pezzetto dopo pezzetto, sgretolandosi.
Invece è di nuovo nostro, bellissimo, accoglie chi passa, la sua solarità è il primo biglietto da visita per Palazzo Chigi. E’ anche l’opera Chigiana che ritesse la storia, dal 1663 ad oggi, sotto il nome del suo autore, l’artista senese, Bernardino Mei.
Insieme al rifacimento della Resurrezione anche la nicchia è stata riesumata dall’oblio e, -per fortuna- si è eliminato il muretto in ciottoli cattura-sporcizia. Ora nel complesso è più una scenografia che un luogo di passaggio.
FORMELLO IN MOVIMENTO:
Il risveglio di San Michele Arcangelo Partenze Maneat Il Museo mette le ali Lo stagno rosa La Santa Lucia diventa calcografica Il Sorbo si sposta nel Borgo
Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.