Non vi aspettate la lista dei promossi e bocciati del Festival di Sanremo 2025.
Le mie pagelle sono punti di vista, opinabili ovviamente, perché tengono conto del mio gusto personale e anche di un’attenzione ad alcuni temi più che ad altri.
Il Festival di Sanremo e la sua italianità
Forse il Festival di Sanremo non sposterà il mondo ma resta in assoluto l’evento più atteso in Italia e in Europa, tant’è che oggettivamente è quello con gli ascolti più alti.
Le comunità italiane all’Estero, ma non solo, si aggiungono agli share esorbitanti che la kermesse ha registrato anche quest’anno.
Ricerca di italianità? Voglia di ripartire dalla musica per sentirci finalmente un paese unito? Un po’ di leggerezza non ci fa male, è il sale della vita.
Io sfaterei due punti essenziali per iniziare a promuovere o bocciare.
Il primo riguarda la storia dei vincitori morali. Il secondo riguarda Giorgia, anzi, il pezzo che Giorgia sceglie di cantare a Sanremo.
Il vincitore morale di Sanremo
Tutti gli anni ci dobbiamo sorbire un vincitore morale, che tra l’altro non è un bel complimento da fare a qualcuno che non ha vito. Innanzitutto perché un vincitore reale c’è, e poi perché è sottilmente offensivo. Sia per chi vince, che potrebbe domandarsi: “cosa ho di immorale io?”, ma anche per chi lo incarna, che deve prendersi questo “contentino”.
Lucio Corsi, un personaggio di Toy Story che sa suonare e cantare
Lucio Corsi vi sembra uno che si merita un contentino? Un ragazzo nobile con la faccia truccata, ma più struccato di tutti. Un ragazzo che si presenta con un look “fai-da-te”, epperò ditemi se non avete cercato su Google chi lo ha sponsorizzato!
E invece, niente. Nessuno stylist: lui è il suo brand.
Lucio è quel tipo di cantante che se ne frega delle mode e che per far stare su delle spalline atipiche, a forma di alette, ci infila dentro due pacchetti di patatine; ed è quello strano tipo che scrive sulla suola delle scarpe, a penna, “Andy”, che non è un designer di calzature ma l’Andy di Toy Story.
Una bella identità la sua, chiara, e che non ha bisogno di specchietti per le allodole. C’è tanto coraggio dietro questa “maschera” da farfallina, perciò per favore non dite di Lucio Corsi che è un fragile. Lui è tutt’altro che fragile.
Forse lo è stato, ma oggi è un esempio di forza per i giovani e anche per noi più adulti. Lucio è un duro, anche se forse non lo sa. Ed è uno che canta per immagini perché la vita la vive come se fosse un cartone animato: fa tenerezza perfino “lo spaccino rincorso da un cane”, e fanno sorridere “la gazza ladra che ti ruba la fede e i girasoli con gli occhiali”…
Il menestrello che viene dalla Maremma
Una scrittura da storyteller o, come è stato definito da “ menestrello”, cioè di un cantore d’altri tempi, uno che le favole le mette in scena e ci sogna dentro, cullandosi, volando, e dimenticandosi -tra una chitarra, un pianoforte e una fisarmonica a bocca- anche di cantare.
Lucio Corsi è quello che “la mamma gli diceva che la vita è un gioco da ragazzi, ma lui cadeva giù dagli alberi”, un cantautore originale che, peraltro, è da tanti anni una voce invisibile, e che solo in questo debutto a Sanremo ha trovato finalmente la sua visibilità.
Lucio Corsi non è una caricatura, ha cantato e lo ha fatto bene, soprattutto quando si è esibito in duetto con Topo Gigio: era lampante che fosse estremamente a suo agio, nel suo habitat ideale, quello fiabesco di chi sa coltivare i sogni.
E il suo modo di essere ci ha fatto tornare bambini, piace a tutti perché ognuno di noi nel suo testo e nella sua umanità infinita ha ritrovato un po’ di quella spensieratezza.
Lucio viene dalla Maremma, ama gli animali, la natura e la pasta che fa la nonna. Ha portato il suo mondo e la sua penna all’Ariston, e da perfetto sconosciuto è entrato nel cuore della gente.
Le canzoni di Giorgia: mai quella giusta!
E poi arriviamo a Giorgia.
Ma la vogliamo smettere, al primo ascolto della sua canzone, ogni anno, di scrivere “Ah Giorgia! La amo ma la canzone non la valorizza, non la rappresenta, non è adatta per le sue corde!”.
Non pensate di portarle un po’ sfiga?
E vi domando “ma qual è sta canzone che dovrebbe risaltare le sue, già evidenti mi pare, doti canore? Perché a me, sinceramente, sembra che “La cura di me” sia un pezzo straordinario, una di quelle storie di ampio respiro. Una storia che lei ha indossato come si possono indossare solo gli abiti importanti, con perfetta padronanza di sé e con una punta di fragilità che non guasta mai.
Giorgia è la voce più bella d’Italia, da Patrimonio immateriale dell’Umanità, una voce da proteggere, che sì, meriterebbe le canzoni per cui è nata, il jazz, il soul… ma chissenefrega!
Non so più quante volte ti ho cercato
Per quegli occhi, per quegli occhi che fanno da luna
Non so più quante notti ti ho aspettato
Per finire a ingoiare tutta la paura
Di rimanere sola”
Quando Giorgia prende di petto questo ritornello, per esempio, lo fa con un controllo potente, ed emozionante! Tocca le corde e scalfisce l’animo umano, trascinandolo dentro un’onda di pura bellezza.
Il ricordo indelebile del Medley di Giorgia, Sanremo 2024
Ho sentito il signor Ciacci esclamare una eresia “Giorgia è tornata”. Ma perché, dov’era andata signor Ciacci? Se si riferisce a “Parole dette male” che la cantante portò a Sanremo nel 2023, concordo non sia stato un pezzo “wow”, ma da qui a denigrare un’intera carriera di successi ce ne passa.
Vorrei ricordare questo Medley di Giorgia dell’anno scorso, per dire! Non mi pare che Giorgia fosse andata a farsi un giro da qualche parte. Anzi!
E soffermatevi per favore sull’acuto di “Di sole e d’azzurro”, e anche sull’afflato con cui si è esibita, sull’eleganza con cui si è esibita. Quella è roba che non si impara, o la si possiede o si usa l’auto tuner per emularla. Lei è musica dalla testa ai piedi. Altro che “Giorgia è tornata!”. Semmai ha confermato ancora una volta di cosa è capace.
Le lacrime di Giorgia sul Palco dell’Ariston
Giorgia per sua sfortuna è nata in Italia. Cantasse in inglese potrebbe sfoderare armi assai più potenti: guardate che ha fatto al pezzo di Skyfall nella serata Cover!
Eppure lei sceglie ogni giorno di cantare in italiano, nella sua lingua, di restare umile e di emozionarsi.
Quando ha ritirato il Premio Tim ha dato uno schiaffo morale all’Italia.
Non è stato disarmante vederla piangere? E non vi si è stretto il cuore quando ha accolto tra le mani il cubo miserello della Tim? Lo ha trattato con la stessa cura con cui avrebbe sollevato il prestigioso Leone di Sanremo.
Un premio minore anche rispetto al Premio Mia Martini, Lucio Dalla e al Premio attribuito dall’orchestra di Sanremo. Un premio d’affetto, più che altro, conferitole quale artista più votata sull’App MyTIM e sui canali social dagli utenti dell’operatore di telefonia mobile.
Ci sono stati molti posti immeritati nella storia del Festival di Sanremo ma il sesto posto di Giorgia è proprio un affronto. E nonostante ciò lei ci ha dato una lezione di stile. tra lacrime e sorrisi. Per fortuna in platea non è mancata la saggezza e le hanno fatto una standing ovation! Per fortuna!
I promossi del Festival di Sanremo 2025
Dopo questi due presupposti vi lascio immaginare come ho vissuto io la finale: ululando come i lupi quando Giorgia è finita in sesta posizione e Lucio Corsi non ha vinto Sanremo.
Ovvio che tra i promossi più promossi ci sono loro due. Per tutto quello che ho scritto finora e anche perché sono degli ispiratori. Nel canto, e per il modo che hanno di stare al mondo.
Poi, chi altri portare sul podio?
Brunori Sas? Assolutamente sì. Anche nel suo testo si trovano delle poesie incredibili e ricorda molto l’esibizione commossa ma trattenuta di Curreri, quando portò sul palco un pezzo “da padre”. Era “Un giorno mi dirai”, bellissimo, con cui vinse Sanremo 2016.
Ma Achille Lauro meritava anche lui di stare tra i primi tre. La sua è una ninna nanna, un canto generazionale, un inno al romanticismo. Il settimo posto, così come per Giorgia, è immeritato.
Può non piacere lui, col suo piglio sempre distratto, la cadenza romana tra le note, un po’ di strafottenza nel porsi. Ma in questo pezzo è uscita fuori una tenerezza che forse anche Lauro ha scoperto di sé. Non vi pare?
E Olly? Io l’ho promosso subito, appena sentito il testo la prima sera. Per gusto personale avrei lasciato lo scettro ad altri ma ciò non toglie che ha meritato il primo posto.
Lui è un viscerale mentre canta, con un timbro che pugnala il petto, ed è bravissimo a comunicare il suo stato d’animo e il testo della canzone. La spiccata carnalità di Olly si è mangiata il palco e secondo me ha fatto la differenza. Insomma, lui è uno che non scompare e non si nasconde.
Tutta l’Italia, tutta l’Italia, tutta l’Italia (Eh)!
Promuoviamo il gingle? Tutta l’Italia, tutta l’Italia, tutta l’Italia (Eh)!
Il motivetto ci è entrato in testa e non se ne va. Quindi sì, promosso a pieni voti, soprattutto perché a vincere veramente il Festival di Sanremo è proprio Gabry Ponte con all’attivo già un milione di stream su Spotify.
Il ritornello fa “inno”, e forse lo diventerà anche, visti i risultati. Ma avete letto tutto il testo? No? Lì si nasconde una bella critica al Made in Italy e alla società in genere:
Il calcio lo prendono a calci
La moda che fa degli stracci
Cucina stellata di avanzi, beato santissimo Craxi
E quante mo-o-onеtine
Ma i desideri son dеgli altri
Ma con le collanine d’oro sulle canottiere
L’auto blu con i lampeggianti
Avanti, popolo, avanti”
L’outfit sanremese tra i più trendy di sempre
Tra i conduttori conduttrici chi vi ha ispirato di più? O cosa vi ha colpito di più? Abiti, gioielli, attitude al palco, alle battute.
Promossa a pieni voti la Geppy Gucciari che lei sa sempre come infilarsi, tra una battuta e l’altra, con dei tweet efficaci, divertenti, mai scontati.
Bocciato, sinceramente, nessuno. Sono stati loro stessi. Nel bene e nel male.
E gli outfit?
Mai come quest’anno ha trionfato l’eleganza. Le donne, tutte, erano meravigliosamente avvolte in questi tessuti da sogno, e ci hanno fatto sognare.
Ma c’è un vestito che vi ha fatto emozionare più degli altri?
Complice la sua bellezza statuaria, e la sinuosità delle sue forme, Elodie non è passata inosservata di certo. Il portamento da cigno e gli abiti stellati di Prada, Gucci, Vivienne Westwood, e in finale Versace, le valgono un posto d’onore tra gli outfit di Sanremo 2025.
E’ scesa incartata d’argento la prima sera, quasi metallica, quasi spaziale; è stata una sirena ammaliatrice la seconda, in un rosso borgogna romantico; nella serata cover, il total black raffinato e il décolleté a cuore, generosissimo, hanno preparato la piazza per il gran finale, in cui è stata l’espressione più vera del sogno: la diva, la protagonista assoluta, la sposa in nero, modernissima.
Per lei è un momento d’oro, uscirà sicuramente vincente nonostante la classifica.
Le pagelle nere di Sanremo 2025: I bocciati
Al primo posto Toni F.
Lo ammetto, l’antipatia che ho per lui forse non mi rende obiettiva. Però ricorderete sicuramente il testo di quella canzone insulsa con cui sarebbe dovuto salire su un palco romano in pieno periodo natalizio. Ancora non l’ho digerita!
A Sanremo però ha messo da parte le parole lesive contro le donne e ha voluto omaggiare Califano. Ma allora chi è veramente Tony F.?
In quanto a cantare, stenderei un velo pietoso sulle sue esibizioni, la peggiore delle quali nella serata delle cover dove ha distrutto un pezzo indistruttibile. Tutto il resto è noia. Forse Tony F. deve ancora trovare la sua strada. E lo dimostra anche la sua presenza sul palco. Tatuaggi sì, tatuaggi no, si espone non si espone, si comporta come un randagio ferito ancor prima di esserlo e non sembra sapere dov’è. O almeno fino a quando non entra in scena orfano della collana di Tiffany da 70 mila euro. Lì alza la voce, si arrabbia.
Poverino! Tiffany ti paga meno se non la indossi?
Questione regolamenti sanremesi sui marchi
Il regolamento!!! Benedetto regolamento! Ma non sarebbe più logico dare risalto ai brand invece che oscurarli? Mica stiamo guardando un film o una gara canora qualunque! Siamo al Festival di Sanremo dove, è palese, il 50% del risultato finale lo si deve anche e soprattutto agli abiti firmati, ai gioielli glam, alle acconciature, trucco di scena, luci e lustrini. Questa è la vera macchina che permette agli utenti Rai di sognare e vivere una piccola favola.
L’Agcom dovrebbe far capire al Codacons che il successo delle canzoni lo fanno anche i brand.
L’anno passato una bufera sulle sneakers U-Power indossate da John Travolta, sfuggite ai controlli,; quest’anno il collare da rottweiler di Effe, che pure se non è sfuggito ha sollevato un polverone inaccettabile.
Insomma, ma non è chiaro che certe “stronzate” fanno lievitare come il pane il marchio? Tanto varrebbe renderli palesi.
Quello che si dovrebbe vietare, piuttosto, sono i cachet che i cantanti, conduttori e co-conduttori prendono per indossare le griffe. Pensate davvero che la rabbia di Effe, quando lo hanno obbligato a togliersi la collana, derivasse dal mancato look col quale avrebbe dovuto esibirsi?
Perciò, bocciata con Effe anche la regola che oscura i marchi. Sa di stantio e anche di beffa.
Altre bocciature a Sanremo
Le pupille nere e dilatate di Fedez. Assolutamente. Voleva rafforzare la frase “Dentro ai miei occhi guerra dei mondi”? Cantala e basta. Invece no, lenti a contatto e sguardo da alieno.
Caro Federico, era già tutto nelle parole, senza artifizi inutili. E se avessi avuto gli occhi liberi te ne saresti accorto da te.
Ma come sempre, de gustibus, magari a molti sarà piaciuto così ipnotico!
Boccio anche Francesca Michielin, non tanto per la canzone quanto per quegli ingressi zoppicanti e le uscite di corsa. Ma era infortunata o no? Non lo abbiamo capito. Ma speriamo tutti che il suo “disagio” a Sanremo si eclissi e torni a sorridere libera. Daje Francesca!
L’ultima nota la lascio a Lucio Corsi che ci insegna la bellezza sul palco e fuori:

"Sanremo era un salto nel vuoto, non sapevo come sarebbe stata presa la canzone ma la cosa bella e di cui vado più fiero è che sono riuscito a divertirmi. Mi rende felice perché alla fine siamo qui per mettere le mani sugli strumenti e parlare di musica e canzoni, che è quello che voglio fare da quando sono piccolo. Gli strumenti mi hanno tirato fuori dai guai anche quando le cose inerenti alla musica andavano male e mi hanno anche insegnato a stare zitto. Pensa quanto stanno zitti un pianoforte e una chitarra se non li tocchi.
Invece noi chiacchieriamo a vanvera molto spesso. Io vivo in Maremma, nel far west. Amo stare lì e trovare la pace in mezzo all’ombra degli alberi e non ai pali della luce”
Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.