Testimoni di seconda e terza generazione ebraica
Piccoli lettori agli ordini del Duce, la tesi di laurea di Miriam Brunori, è stato il momento “deflagrante” dell’evento di ieri, in occasione della Giornata della Memoria a Formello.
La Sala Grande “Cav. Bruno Sbardella” di Palazzo Chigi ha accolto le varie espressioni di quel genocidio e di quel dolore che sono rimasti nella testa di chi li ha vissuti, sulla coscienza di chi li ha perpetrati e, infine, sulle spalle di chi è venuto dopo.
Il ricordo toccante della Dottoressa Daniela Pavoncello, testimone di seconda generazione, ha sottolineato -in qualche modo- quanto i racconti di sua madre, Costanza Fatucci -sopravvissuta all’Olocausto-, siano stati determinanti nella sua vita.
Sicuramente nelle scelte ma soprattutto perché questa trasmissione ereditaria ha creato in lei, e in tutti i figli e nipoti di ebrei ghettizzati e deportati, un disturbo post-traumatico, un mostro con cui avere a che fare per il resto della vita.
Ma quando si sono create due vie davanti a questo abisso, lei ha scelto il racconto perché il silenzio sarebbe stato peggio. Sarebbe stato come dire: non è mai successo. Il racconto, invece, non è solo il ricordo ma è un monito al che tali orrori non debbano ripetersi mai più.
Tenere viva la memoria significa accendere un faro sulla storia, significa non indietreggiare di fronte a quanto accaduto e significa battersi per un mondo di pace.
Perché la tesi si intitola “Piccoli lettori agli ordini del Duce”
Da dove è arrivato tutto quell’odio? Da dove arriva ancora tutto quell’odio?
Vi siete mai chiesti come abbia potuto Hitler, un uomo soltanto, avere un potere straripante sulle folle? Come abbia potuto Mussolini mettere sull’attenti il popolo italiano?
Non erano maghi, ma strateghi sì.
E ce lo ha spiegato lucidamente Miriam Brunori, laureata in Scienze della Formazione e laureanda in Pedagogia.
Fondamentale, per la presa del Duce sulle menti della popolazione, è stato l’indottrinamento fascista nell’educazione dei bambini”
Un indottrinamento che non è iniziato il giorno prima della Seconda Guerra Mondiale, bensì anni prima e che, quindi, ha prodotto un ventennio di potere politico antisemita, ad azione sistematica, violento e aggressivo.
Benito Mussolini aveva compreso che per far leva sulle persone avrebbe dovuto educarle alla guerra.
“EDUCARE ALLA GUERRA!”
Leggete bene questa frase perché ce la stiamo portando dietro da allora, perché -come per gli ebrei di seconda e terza generazione- anche noi abbiamo un’eredità scomoda da sostenere: quell’abuso di essere stati traviati inconsapevolmente, sia uomini che donne, quel fatto estremo e grave di plagio, di violazione dei diritti di libertà e di pensiero che ci hanno portato a massacrare un popolo intero.
E a quale scopo, poi? Obbedire al Duce, fare ciò che il Duce chiedeva di fare.
Ma perché abbiamo detto “sì” al Duce?
Miriam Brunori ha raccolto tantissimo materiale per la sua tesi di laurea “Piccoli lettori agli ordini del Duce” e, nelle slide proiettate ieri in Sala Grande, qualcosa di mai visto ha svelato il sistematico piano, ben orchestrato, da parte del fascismo.
Davanti ai nostri occhi, tutte insieme, sono comparse pagine di quaderni, copertine di favole, contenuti di libri… direte “c’era molta cultura al tempo di Mussolini”. Sì, una cultura tale da soffocare le menti e rimuovere le coscienze. Illustrazioni incitanti all’odio contro razze diverse camuffate da “gag simpatiche”; argomenti trattati sempre e comunque con la chiara intenzione di innestare nella testa dei bambini il messaggio che era un dovere difendersi dallo straniero, come se quello fosse pericolosissimo e andasse sottomesso per motivi sacrosanti.
“La letteratura per l’infanzia” ha spiegato Miriam Brunori “ è un veicolo di modelli educativi e, come tale, può educare anche alla guerra, se glielo si permette”.
Patriottismo e Mobilitazione sui quaderni di scuola
Ai bambini si inculcavano metafore belliche inneggianti al Maggio Radioso, cioè a quel maggio del 1915 quando l’Italia si apprestava ad entrare nella Prima Guerra Mondiale, e non come un evento funesto bensì come un’attesa lieta.
I bambini venivano rappresentati piccolini, schiacciati dalla presenza degli adulti, che invece erano altissimi e prevaricanti.
Fino ad arrivare alle illustrazioni più sconvolgenti dove il bambino non proiettava dietro di sé la sua ombra ma l’ombra del soldato che era in lui, e che sarebbe stato in avvenire.
Ci si accorge dunque che tutto il 900 è stato dirottato su parole chiave come patriottismo e mobilitazione, due termini che decontestualizzati possono assumere anche un significato positivo ma in quel preciso momento storico, e ricalcati sui quaderni dei bambini, annunciavano invece l’evidente minaccia macabra del fascismo.
I bambini, a seguito di tale educazione, disegnavano costantemente gli eroi di guerra caduti, scrivevano poesie e temi a memoria di essi, dei mutilati di guerra e, soprattutto, inneggiavano al Duce.
Come sono stati trasformati i bambini in piccoli lettori agli ordini del Duce
Il mito del Duce era insegnato a scuola, al pari di Gesù Cristo, al pari di un padre e di una madre, e per rafforzare la sua figura veniva disegnato sulle pagine dei libri in atteggiamenti “affettuosi, teneri”.
Quello che -in definitiva- era un dittatore, quello che appoggiò Hitler durante la Shoah e quindi quello che mandò a morire di stenti dai 15 ai 17 milioni di persone, incarnava nella mente dei bambini la loro figura di riferimento.
Bambini a cui -da adulti- Benito Mussolini mise in mano le armi e comandò di obbedire al regime di Hitler, così come era stato insegnato loro a scuola. In fondo dovevano solo difendersi dal nemico e servire la patria.
Ma da chi? Da cosa dovevamo difenderci?
Dagli Ebrei, una razza inferiore che minacciava lo Stato Italiano, anzi, il mondo intero.
Quei bambini-adulti obbedirono.
Qualcuno no. Qualcuno, una coscienza l’ha trovata dentro di sé. Qualcuno non indottrinabile. Menti che hanno avuto la capacità di ragionare, che sono usciti dagli schemi immorali, traviati, deplorevoli del fascismo.
I libri, la cultura, il Giorno della Memoria quali strumenti di pace
Ci dobbiamo rendere conto di quanto sia stata subdola tale manovra, di quanto quei bambini siano stati manipolati, presi in giro e, a loro volta, abbiano trasferito quel tipo di cultura ai figli e nipoti, tramandando -seppure underground- il pensiero che lo straniero è una minaccia sempre. Anche se tale minaccia non sussiste nella realtà.
A questa cultura armata si oppone la cultura sana che permette ai singoli di riconoscere i lupi mascherati da agnelli, le pagine contaminate d’odio, lo scopo ultimo di una comunicazione piuttosto che un’altra.
Le pagine su cui un bambino dovrebbe trovare un limbo protettivo non possono diventare uno strumento di morte o, peggio di connivenza a reati di massa.
Ecco perché la Giornata della Memoria è importante. Perché la verità, oltre al ricordo, può aprire strade diverse dalla guerra.
Un dittatore non può, non deve arrivare a deviare la mente dei bambini per trasformarli in assassini crudeli. Non gli va permesso.
Piccoli lettori agli ordini del Duce non è solo una tesi di laurea ma anche un manifesto contro gli abusi all’infanzia e ci costringe a guardare indietro e poi a guardare oltre.
Evidenzia quanto la manipolazione in chiave fascista abbia sovvertito un paese, lo abbia condannato a portarsi dietro una croce molto pesante.
Le mani di tanti italiani sono rimaste macchiate del sangue di quegli innocenti che non avevano minacciato alcuna nazione, benché meno la nostra.
Uno sterminio, dunque, fondato sul nulla e seminato dentro favole menzognere.
Schizzo ripreso da uno dei decaloghi su come tenere la casa pulita
Favole e libri ad hoc per le bambine fasciste
La stessa manipolazione è toccata alle bambine che, pur non potendo andare in guerra, erano addestrate alla cura della casa e del marito.
Sì, addestrate. Esistevano dei manuali su come pulire la casa, come spazzare, lavare il pavimento, lucidarlo. Con tanto di vignette.
Perché, se l’uomo doveva difendere la patria, la donna doveva proteggere, altresì, la casa.
La sfera domestica era affidata a lei. E allora ecco le regole: rimanere nella propria abitazione, fare da spalla al proprio marito, pulire e tenere in ordine affinché tutto fosse impeccabile.
Pagine e pagine sul “come fare quello, come fare questo”.
L’educazione scolastica mussoliniana altro non produsse che una condizione estrema di sottomissione per cui gli uomini erano psicologicamente schiavi del regime nazifascista e le donne erano schiave degli uomini del regime nazifascista.
Nel Giorno della Memoria non manca mai la musica ebraica
La Sala Grande ha assorbito i ricordi, i racconti e anche la musica. Il Coro Kol Rina e il Coro dei Nonni hanno eseguito l’Inno ebraico, Gam Gam e La vita è bella, tra le canzoni più significative della tradizione ebraica.
Frammenti di suoni che vengono da lontano, note che hanno accompagnato la vita degli ebrei nei campi di concentramento, che si sono fatte voce, resistenza, moto di leggerezza. E suoni aggiunti, che si sono fatti speranza e manifesto del futuro.
Gli interventi da Gerusalemme
In sala, poi, sono giunte a noi, e direttamente da Gerusalemme, le voci di Giovanna Micaglio Ben Amozegh -Responsabile del Servizio Scuola presso l’Istituzione “Biblioteche di Roma Capitale”- e Giovan Battista Brunori -Corrispondente Responsabile della Sede Rai in Medio Oriente-, due testimoni dell’attuale situazione in Israele dopo i fatti del 7 Ottobre 2023.
Giovan Battista Brunori sui Giusti di Formello
I brutali conflitti che G.B. Brunori racconta in Rai ogni giorno sono sotto gli occhi di tutti, lo vediamo, si stanno ripetendo scene di odio molto simili a quelle che innescarono la Shoah.
Per questo lui dice:
Il giorno della memoria non è solo un impegno istituzionale ma deve essere un’abitudine perché in questo modo potremmo garantire ai figli e ai nipoti una vita lontana dalle guerre.
Questa ricorrenza non è tale solo perché “Legge dello Stato” ma un vero e proprio momento di crescita per tutte le comunità che vi aderiscono.E, in questo, l’arte, il lavoro delle biblioteche, la cultura in genere, la musica, sono fondamentali per costruire un protagonismo nuovo”
Giovan Battista e Giovanna sono i fondatori dell’Associazione Il Melograno Aps e sono impegnati da molti anni nel racconto della Shoah, nell’ascolto di testimonianze, nella salvaguardia del ricordo.
Formello da anni è vicina al loro operato ed è stata vicina ad alcune famiglie ebree che fuggivano dal regime nazifascista durante la Seconda Guerra Mondiale.
Giorno della Memoria 2011 – Antonella Serata ritira l’onorificenza di Giusto per conto di suo nonno Ottavio La Ragione
“I formellesi hanno rischiato la vita, hanno nascosto gli ebrei e procurato loro i documenti falsi, necessari a salvarli dalla morte. In Comune, dopo la chiusura degli uffici, i dipendenti si fermavano per garantire loro una via di fuga.
Quei Giusti di Formello che sono citati nell’Albo d’Oro dei Giusti nel mondo, saranno ricordati per sempre quale esempio di coraggio, umanità, resistenza alle regole fasciste”.
Questo fatto, oltre che ad inorgoglirci, sottolinea quanto -nonostante la dittatura- l’umanità è il contraltare vero sulla bilancia.
“Le dittature” ha detto Brunori “appiattiscono le persone, tolgono loro le identità e le differenze, e lo fanno con la violenza, e questo atteggiamento uccide la felicità di una società, per questo è importante che ogni individuo si adoperi perché il ricordo viva e la libertà trionfi”.
Giovanna Micaglio Ben Amozegh e il grido di pace
Infine, la conclusione più efficace non poteva che arrivare da Giovanna Micaglio, la quale ha lanciato un grido molto più potente della frase “Educare alla Guerra”. Smascherata la manipolazione a danno dei bambini nella tesi “Piccoli lettori agli ordini del Duce”, non resta che dire “Educhiamo alla Pace”.
Un grido che dobbiamo diffondere, sostenere, mettere in pratica. Che ci dobbiamo impegnare a portare nelle nostre vite di tutti i giorni. Non si insegna l’odio per il diverso e per lo straniero ma l’amore universale, di tutti, per tutti.
Un abbraccio ai miei due cari amici che sono a Gerusalemme e stanno dalla parte dei Giusti,
tanta stima, affetto per voi, che possiate tornare presto a Formello
e che la guerra si spenga così come si spengono le candele.
Con un soffio di vento.
Grazie Miriam per averci raccontato i tuoi studi,
grazie per le immagini che mi hai concesso.
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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.