Marco Rossetti, e mannaggia Sanpisternaccio!
Marco Rossetti è un veterano del palco e della Compagnia Lo Spannitore, uno di quei ragazzi che hanno iniziato l’avventura con la regista Sonia Martelloni e non se ne sono più allontanati.
I suoi personaggi, finora, hanno sempre mantenuto un filo di ironia dolce-amara come vocine della coscienza che entrano in conflitto tra loro. Un po’ buoni un po’ cattivi, un po’ santi un po’ profani. Marco ha sempre saputo donargli una sana follia, e anche stavolta, che con Nazzareno, non si sa mai, è sempre un’incognita.
Certamente, così come avvenuto per Arduino e Nazzareno 1 e 2 , anche nel 3 saprà far emergere quel lato fragile del personaggio che intenerisce, e anche quell’impeto di giovinezza che invece sorprende gli spettatori.
Nazzareno/Marco due anime un volto
Credo sia per questa distanza tra attore/personaggio che i suoi ruoli sono così deflagranti: la Martelloni nella scrittura traccia Nazzareno come un uomo paziente ma scontroso e ce lo presenta con i problemi della vecchiaia. Marco, che si dice essere tutto il contrario di Nazzareno, ovvero impaziente ed esuberante, lo carica invece di un’energia piuttosto insolita per un vecchio, ma comunque vincente.
Questi due corpi opposti, anche per età anagrafica, intessono una battaglia tra loro che è diventata la chiave di volta dell’attore, un modo per donarsi al pubblico in maniera del tutto straordinaria.
La recitazione mi trasmette la sensazione di far parte di un gruppo di matti ed è bellissimo perché ci sto bene. Non ho paura di salire sul palco, sinceramente ho più paura quando vado sul camion con Sandro, un mio operaio, infatti cerco di guidare io!”
Nella vita Marco lavora con sua sorella e suo fratello, gestiscono la Bottega dell’Edilizia a Formello, così, mi capita spesso -quando entro a comprare qualcosa- di incrociarlo e subito mi scatta il sorriso. Ormai è impossibile pensare a lui solo come a Marco Rossetti: ti vengono in mente i suoi abbigliamenti “da femmina”, il trucco pesante sugli occhi, le espressioni potenti del suo viso. Insomma, anche quando fa il serio una risata te la strappa sempre.
E poi, “Mannaggia Sanpisternaccio” che è la frase-simbolo di Nazzareno, è ormai un cult, un grido di battaglia. Una di quelle frasi che è entrata nel lessico di molti. Ogni tanto, per sdrammatizzare qualche momento pesante, la utilizzo anche io, però pensando al personaggio, alla sua isteria, al vocione, alla spavalderia.
Provare per credere, è un rito contro la tristezza!
La “spalla” della Compagnia Lo Spannitore
Ma Marco Rossetti non è solo folle, è anche un attore che impara subito il copione, è uno di quelli che “già la sa”, o che improvvisa con destrezza senza appanicarsi, che spalleggia i suoi colleghi e se ne sta sereno a dare il volto a un uomo o una donna, non fa differenza.
Possiede un talento prezioso, semplice, onesto. Non si ispira a qualcuno per entrare nei ruoli, li inventa, ci si aggiusta dentro e va per la sua strada ma in modo generoso. Non ha sovrastrutture e per questo è la spalla ideale di tutti gli attori.
Quando gli chiedo: “qual è il personaggio -tra quelli interpretati finora- che ti è piaciuto di più impersonare?”
lui mi risponde:
Rugantino mi è rimasto nel cuore”
Sembra non avere paure prima di salire sul palco ma poi mi dice:
La parte difficile, almeno per me, è il primo tempo dove sono quasi sempre in scena, quindi mi sento addosso una maggiore responsabilità! Ma poi alla fine, ahò, come va va…”.
Pensateci bene: come va va!
Preparatevi a tutto e godetevi
Arduino e Nazzareno 3