Valeria, il mondo in una stanza
Valeria Ciravegna in arte Ciretta Wonderlast è abituata a scenografie più grandi di un teatro: dalle cime del cielo vola giù come un gabbiano e negli abissi del mare diventa una sirena, anzi, una donna che viene dagli oceani.
Ha scalato gli alberi dell’Amazzonia, letteralmente, ed è una globetrotter, una viaggiatrice devota al mondo.
Ha saputo trasformare la sua passione in lavoro e poi è arrivato il teatro.
“Proprio pensando alle tue tante mete, il teatro non ti va un po’ stretto?”
Sono entrata a far parte della Compagnia Teatrale Lo Spannitore grazie alla nostra regista Sonia Martelloni che me lo ha proposto nel 2016.
Fino a quel momento mi ero messa in gioco su tante cose nella vita, ma al teatro non ci avevo mai pensato. Oggi posso dire che le sono davvero grata per avermi concesso l’opportunità di sperimentare.
Grazie al teatro ho imparato a conoscermi da un altro punto di vista, più interiore.
Reputo la recitazione una bellissima sfida con me stessa”.
Il palco come un aereo
La grinta di Valeria si percepisce dallo sguardo attento, dalle movenze feline sul palco. È una leonessa in gabbia che freme di uscire.
E, se il mondo la porta a viaggiare lontano, il palco le propone un excursus nella sua anima.
È bello salire sul palco. Mi trasmette fiducia ma anche paura. Una paura che posso paragonare a quando sto per lanciarmi da un aereo. E, anche se l’ho già fatto tante volte, mi pervade sempre quell’attimo di esitazione, che poi però diventa pura adrenalina.
Non la gestisco. Allora, vado e affronto il pubblico e le mie emozioni, proprio come quando lascio l’aereo per quei 50 secondi di libertà in caduta libera”.
La filosofia di Ciretta
“Valeria” le chiedo “c’è qualcosa, a teatro, che ti mette in difficoltà?”
… beh mi sentirei di rispondere che non c’è, perché è un’esperienza così bella e intensa che vince lo stress delle prove, delle ore piccole, della stanchezza e di tutto il resto”.
Valeria Ciravegna è giovane, dinamica, ha avuto sicuramente le sue disavventure ma è l’emblema della donna coraggiosa, in grado di affrontare le sfide e vincerle.
Andarsene in giro per il mondo è senza dubbio la sua cura, il suo toccasana ma dice, anche, “il teatro fa bene all’anima”. Questa espressione ce la teniamo stretta, è così delicata, è più di un motto, quasi una condizione di vita.
E a teatro la ritroviamo in dei panni un po’ insoliti, meno leggeri del solito. La ricordate ne “La Riforta della Mola”? Cantava, ballava, gridava. Il suo urlo è diventato più famoso del Munch originale!
Il nuovo personaggio tutto d’un pezzo di Valeria Ciravegna
Invece, in Arduino e Nazzareno 3 cosa è successo a quella Ciretta buffa, comicissima, animata da uno spirito di libertà e conquista?
E’ stata sostituita dalla temibile Nanda. Il mio personaggio, fa parte di una famiglia un po’ particolare, non sveliamo… diciamo solo che lei è orgogliosa del suo mondo, della sua famiglia e per questo è molto egocentrica, sicura di sé.
Mi dividono tanti aspetti da lei, per esempio, che ha quel pizzico di cattiveria che a me manca. Ma è divertente confrontarmi con lei e portare in scena una donna tanto bizzarra.E poi questo ruolo mi ha permesso di mettermi in gioco e di interpretare un personaggio diverso dagli altri finora interpretati. Di conoscere meglio me stessa.
E il palcoscenico è anche questo, conoscere lati di noi che non credevamo nemmeno di avere!”.
Impara l’Arte e mettitela addosso
Ciretta, dunque, torna in scena in vesti “oscure” ma si prende il palco appena entra. Tutto il palco. Come l’étoile di un balletto.
C’è una frenesia in lei che fa subito breccia nel cuore del pubblico, credo anche stavolta, nonostante non interpreti una donzella con in mano un cestino di frutta e fiori.
La curiosità che ho quando un attore mi regala la sua interpretazione è: “c’è un metodo per imparare la parte?”
Valeria Ciravegna mi ha risposto così:
Il mio trucco è quello di registrare un audio appena la regista ci consegna il copione.
Registro le battute e poi inizio a riascoltarlo. Sai, mentre sono in macchina o appena ho un momento libero, un’attesa o una fila.
È un metodo che mi aiuta tantissimo ad allenare la memoria, perché diventa come quella canzone che hai ascoltato tante volte e che alla fine, volente o nolente, inizi a canticchiare!”.
“Imparare la parte però non mette al sicuro un attore…”
No, ovviamente non basta.
In scena devi accompagnare le battute alle movenze del corpo, e l’interpretazione è un puzzle composto da tantissimi pezzi che si completa solo alla “Prima” dello spettacolo”.
Dai cieli del mondo al Teatro J.P. Velly, Valeria Ciravegna vi incollerà alla poltrona, senza avere pietà di voi.
Cosa vi capiterà?
Lo scoprirete solo sedendovi in platea per
Arduino e Nazzareno 3