Donne senza colpe
“Mia sorella è figlia unica” ricalca due titoli famosi: “Mio fratello è figlio unico” la canzone di Rino Gaetano del 1976; e il film di Daniele Luchetti, uscito nel 2007, con uno strepitoso -come sempre- Elio Germano. Ma le storie che si susseguono sulle pagine parlano di tutt’altro: di donne, soprattutto, delle loro lotte e conquiste, della ribellione e libertà che cercano disperatamente.
Sulla scia della mia assidua e ossessiva ricerca degli ambiti femminili più disparati, vi indico un libro che scava nella vita di alcune donne. Tutte diverse, tutte affini. Diverse per carattere, stato sociale, nazionalità, affini per sopraffazione, rivoluzione interiore, lotta.
Si intitola, appunto, “Mia sorella è figlia unica”, della giovane scrittrice Cecilia Lavatore, autrice, attrice, pubblicista e docente.
Si tratta di una raccolta di racconti in cui le donne sono, ovviamente, protagoniste.
Donne come Masha Amini, la ragazza curda-iraniana dai capelli riccissimi, sbarazzini, che morì sulla strada per Teheran, vittima di un pestaggio. La sua colpa? Non avere indosso il velo.
O come le sorelle Mardini che, oltre a scampare una bomba mentre nuotavano in piscina, si salvarono anche dalle acque del Mediterrraneo. Erano a bordo di un gommone quando questo si piantò, e fu allora che le due sorelle fecero quello che sapevano fare meglio: nuotarono fino all’isola di Lesbo, portando in salvo tutte le persone a bordo. Una volta superata l’odissea di quel viaggio della speranza, Yusra, la più piccola, venne scelta per partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016. Un riscatto che ribaltò le sorti di entrambe ma anche di quelle donne che presero ad esempio il suo coraggio.
Quattro storie di donne resilienti
Tra le pagine del libro di Cecilia Lavatore troviamo storie devastanti, che si traducono in lutti, storie di resistenza, ma anche piccole trame familiari e grandi trame sociali.
E’ il caso delle quattro storie che seguono.
Luana d’Orazio
Luana d’Orazio è la ventiduenne di Montemurlo che morì nel 2021, schiacciata da un orditoio, ovvero un macchinario per la filatura dei tessuti. Una morte sul lavoro che avrebbe potuto essere evitata, se solo le cautele anti-infortunistiche relative al macchinario fossero state idonee e qualcuno non avesse manomesso l’ingranaggio per velocizzarne i tempi di resa.
Luana ha lasciato una bambina di cinque anni, oltre che tutti gli affetti più cari, gli amici, la gente che le voleva bene.
Luciana Romoli
Detta “Luce”, Luciana Romoli è stata una partigiana della Brigata Garibaldi, colei che sfidò il Regime Fascista diventando una staffetta. La sua fu una resistenza che ebbe origine in età scolare. All’età di 8 anni, infatti, prese le difese di una compagnetta di origini ebraiche e tappezzò la città di volantini di protesta.
La storia di Luce è una storia di amicizia e lacrime.
Un avvenimento, diciamo simpatico, in cui si trovò coinvolta, ispirò il poema di Gianni Rodari “L’accento sulla A”.
Luciana, anche in tempi recenti, durante la Pandemia, non ha fatto mancare la sua voce: ha ospitato un rifugiato politico che voleva laurearsi ed ha sollecitato altri a dare lo stesso esempio di accoglienza.
Nancy
Nancy era appena nata che, subito, suo padre ne disdegnò il sesso. Quello voleva un maschio. E come si è permessa sua moglie di fargli questo sgarbo?
E’ nella sala d’aspetto quando la delusione gli si dipinge sul viso e dalla bocca gli escono fuori parole indegne.
Testimoni: l’infermiera che gli portò la “lieta novella” e un altro neo-padre, il padre di Noemi, che invece esultò alla notizia dell’arrivo di una femmina.
Hilary Swank
Hilary Swank, proprio lei, l’attrice Premio Oscar.
In “Mia sorella è figlia unica”, Cecilia Lavatore ne svela le origini povere, di quell’America perduta di cui nessuno si curava. La Swank non accettò mai di essere una vittima e, così, dal Nebraska partì alla volta di Washington, e poi raggiunse L.A. California. Qui le sue sorti cambiarono, tenne duro e alla fine arrivò il fatidico riscatto. Il cinema le diede quell’opportunità che nell’immaginario collettivo è il vero “sogno americano”. Con una serie di film memorabili tra cui “Million Dollar Baby”, si è fatta portavoce di tanti messaggi potenti.


Le “sorelle” di Cecilia Lavatore
vittime di violenza verbale e violenza sessuale
Si succedono altri nomi famosi tra i racconti, e due personalità, soprattutto, hanno colpito la mia attenzione. Due donne che, loro malgrado, sono diventate vittime dei mali peggiori della società: la violenza verbale e la violenza sessuale.
Paola Egonu
Paola Egonu è tra le più grandi atlete di tutti i tempi, insignita di infinite medaglie e premi nazionali e internazionale, ha però il colore della pelle scuro. E questo, per qualcuno, fa ancora la differenza.
Nonostante sia italiana dalla nascita, su di lei piovono da sempre insulti, quand’anche pesanti gogne mediatiche. La Egonu, poi, non ha mai nascosto nemmeno la sua bisessualità, perciò certe scelte hanno attirato un’opinione pubblica indemoniata che ha aggiunto veleno agli altri insulti.
I continui attacchi le fecero accettare la proposta di giocare in Turchia per il VakifBank, dove vi restò per un anno. Ora è tornata in Italia ma su di lei pendono di nuovo brutte parole e chiacchiere da bar.
Franca Rame
Il racconto su Franca Rame è quello che in “Mia sorella è figlia unica” emerge con tutto il suo pathos.
La straordinaria Franca Rama, che abbiamo conosciuta per la sua verve teatrale e televisiva, portava sulle spalle un evento che ci tocca ancora tutte nel profondo e che si può riassumere in una parola ”stupro”. Rimbomba nelle orecchie, vero, questo termine? Ci fa stare male, anche se a subirlo è un’altra donna.
Franca Rame subì uno stupro di gruppo, però. Rimbomba di più? E non solo subì uno stupro di gruppo -che voglio sottolineare più volte, perché le parole in certi casi devono essere bombe- ma lo subì da cinque neofascisti milanesi che la violentarono, seviziarono con l’uso di lamette e sigarette, la picchiarono e la insultarono.
Sentite ancora più dolore? Non è finita.
Quello non fu solo uno stupro di gruppo ma uno stupro di gruppo commissionato dai Carabinieri della Divisione Pastrengo. Cioè le forze dell’ordine che dovrebbero punire i crimini contro le persone.
E secondo voi qualcuno di loro ha mai pagato per ciò che la Rame ha dovuto sopportare? Mai! Tutto cadde in prescrizione, con gioia dei coinvolti.
Altro che dolore! Altro che delusione verso il sistema, altro che violenza!
Ma la Franca -meravigliosa Franca!- li combattè a modo suo, reagendo a quello STUPRO DI GRUPPO con l’arte, e denunciando sempre e per sempre il regime fascista.
Le giovani ribelli in “Mia sorella è figlia unica”
Da una storia di ribellione a un’altra, la Lavatore ci fa conoscere tre giovani ribelli.
La prima è Saman Abbas, uccisa dall’intera famiglia perché avversa al velo, al matrimonio combinato con un uomo che non amava e perché dichiaratamente “libera”; la seconda è Serena Mollicone, che ci riporta alla memoria un’altra vicenda di cronaca in cui una caserma divenne il luogo meno sicuro dove denunciare a un padre i traffici illeciti del figlio.
Scagionati, sì, ma veramente innocenti?
Cecilia Lavatore arricchisce questo racconto di tenerezza, descrivendoci una Serena forte, determinata, una ragazza pura che aveva in seno il senso della giustizia e della responsabilità.Infine, la terza è Nudemu Durak scriveva canzoni d’amore, ma in questo suo leggero passatempo, o come lo vogliamo chiamare, passione(?), il Kurdistan Settentrionale vi lesse trame oscure. Nudemu fu tacciata di intessere rapporti con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan e di fare, attraverso la sua musica, le sue parole, propaganda terroristica!
Attualmente è prigioniera politica e sta scontando la sua “pena” in un carcere turco, dove dovrà rimanere fino al 2034.
Incarcerata lì dal 2015, Nudemu versa in gravi condizioni di salute, è affetta dal morbo di Graves e soffre di osteoporosi. La madre, che può vederla una volta l’anno (ma stiamo scherzando?), sollecita i musicisti di tutto il mondo -e non solo- a sostenerne la causa per il rilascio.
Le storie familiari di “Mia sorella è figlia unica”
Leggendo ancora, mi imbatto in tantissime altre donne, ve ne cito solo due che mi hanno scalfito il cuore.
L.
L. è una bambina che ha perso il papà e sa di non essere in grado di esprimere i suoi sentimenti. Chiama questa mancanza: “dipendenza”.
La Lavatore accosta la sua vicenda alla poesia “X Agosto” di Giovanni Pascoli.
… anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono…Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano…”
Maria Boschi
Questa, se vogliamo, è la storia che più mi somiglia. La storia di una nipote, Cecilia Lavatore, che fa un racconto-ringraziamento a una nonna, la centenaria Maria Boschi, appunto, ex operaia tessile e poi centralinista, ma soprattutto un’amante di libri.
Il suo DNA è felicemente passato alla nipote, che ne segue i guizzi. E ogni volta che Cecilia deve dire qualcosa, la dice, sapendo -fiera- che è il DNA di sua nonna a risalirle tra i tessuti del corpo, nello sguardo e nella mente.
E non posso che sentirla vicina. Ho avuto la fortuna, anche io, di godermi una nonna speciale, il cui spirito è immerso nel mio e mi fa fare e dire tutto quello che mi passa per la testa. E io come Cecilia ne vado orgogliosa.
Mia sorella è figlia unica atterra sullo Spazio
In tutto le storie sono ventuno. Ma io non voglio mancare di citare quella di Samantha Cristoforetti, detta Astro Samantha.
Lei con la sua follia, le sue imprese in mezzo allo spazio è il simbolo di una forza, un’audacia, e una determinazione che noi tutte dovremmo perseguire. Un esempio positivo che ci deve ricordare sempre qual è lo spazio che ci separa da un uomo: nessuno!
Ci sono rose in questo libro, piene di spine, ma anche petali freschi, colorati, che il vento ha forse soffiato via ma che resisteranno nel tempo, soprattutto se qualcuno ne narrerà le vicende e altri le leggeranno.
“Mia sorella è figlia unica” è un viaggio incredibile dentro la natura umana.
Le donne, ancora una volta, sono vittime ma non sconfitte, e gli uomini sono i carnefici, assolutamente carnefici.
“Libera” un tour di Cecilia Lavatore e La Noce
Cecilia Lavatore è anche una splendida attrice, ha teatralizzato i suoi racconti e poesie e, insieme alla cantante e musicista La Noce, porta in giro lo spettacolo “Libera”, una controcronaca poetica come l’ha definita lei, di storie di ribellione e arte.
Ho potuto assistere a una tappa del suo tour, presso la Biblioteca “Al Tempo Ritrovato” di Sacrofano, dove le due giovani artiste hanno fatto brillare una decina di donne. L’evento strapazza il cuore ma ne vale assolutissimamente la pena, così come la lettura del libro, che ovviamente consiglio!
Breve news: sta uscendo anche l’ultimo libro della Lavatore
“Se non dovessi sentirmi”
Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.