Dalla Valle del Sorbo al Teatro J.P. Velly di Formello
Gli alunni della Rossellini a teatro hanno portato in scena La Favola del Crémera tratta dall’omonimo libro di cui sono coautrice insieme a Sara Fianchini, Italia Sica e Cristiana Altarocca.
Quando Martina Bassano, insegnante nonché attrice e regista, mi ha proposto il progetto teatrale sono rimasta colpita dalla sua energia. Mi è sembrato subito che avesse già in mente tutto, e questa dirompenza e sicurezza sono state determinanti, non solo per conquistare me e le mie amiche-colleghe di penna, ma anche per dare l’imprinting giusto alla trasposizione.
La Favola del Crémera è una storia in cui si intrecciano le emozioni, il territorio, gli animali del bosco, la magia e gli spazi paralleli. È un manifesto che si schiera al fianco dell’Ambiente. Ha temi semplici ma anche molto complessi. E racconta di noi, della nostra comunità, del tesoro che possediamo.
Le Valli del Sorbo, i cunicoli e le tombe etrusche, la chiesa di San Michele Arcangelo, i paesaggi e l’acqua sono lo sfondo seducente delle avventure di queste due bambine, Lusi e Tea, che vengono scelte da una misteriosa Allodola per scoprire i segreti della Natura e farsene portavoce.
La “Rossellini” a teatro con le prime medie
I ragazzi della Rossellini a teatro si sono cuciti addosso i personaggi, li hanno rappresentati con la loro vivacità, ingenuità, freschezza, gli hanno regalato note divertenti. E il bello di mettere in mano a loro la nostra storia è che abbiamo potuto leggerla con occhi diversi, conoscere sotto altri aspetti quegli stessi animali di cui abbiamo scritto le battute.
Durante la rappresentazione ho visto la cura con cui sono state trattate le nostre parole e ho visto i ragazzi sorridere, divertirsi, entrare in scena come sospinti da un flusso potente.
Non abbiamo seguito la costruzione della messa in scena de La Favola del Crémera ma nell’assistere agli sketches ci siamo stupite e commosse.
Erano tantissimi pezzi e tantissimi ragazzi. Martina Bassano e Greta Marzano, insieme all’ausilio di diverse docenti, si sono caricate in spalla il laboratorio e lo hanno fatto crescere in pochissimo tempo.
Nello spettacolo c’era amore, complicità, e c’era quella energia che Martina mi aveva trasmesso sin da subito.
I valori de La Favola del Crémera sul palco
Ti tocca quando sono dei ragazzi a recitare perché non hanno filtri e con loro, viva Dio, la perfezione non esiste.
In un mondo in cui si cerca di stare sul pezzo è bello vedere che un errore o una dimenticanza diventano motivo di risata. È successo proprio sul palco. I ragazzini non si sono arresi di fronte a una battuta che non è uscita, anzi, chiacchieravano con il pubblico come se anche quello facesse parte del copione.
Dire che sono stati bravi è riduttivo. Sono stati dei piccoli maestri di vita. Ironici, autoironici, essenziali, allegri, compatti.
Ci hanno regalato una leggerezza che non si può inventare e non si può scrivere: è la loro.
Gli auguro di rimanere sempre così, speciali e autentici. Un po’ come Lusi e Tea, e come i nostri animali del bosco, che insieme, facendosi forza, sono partiti dalla Sorgente del Crémera e sono arrivati alla foce, sul Fiume Tevere.
Un viaggio che, visto a teatro, ha rinnovato i valori dell’amicizia, il rispetto per l’Ambiente e per gli animali che vivono sulla Terra.
Una grande squadra
Agli attori si sono intervallate tante voci fuori campo, bravissimi anche loro ad accendere una luce immensa su ogni sketch: eleganti, la postura giusta, hanno letto con grande garbo e agitazione le introduzioni alle scene.
Inoltre, non è mancata la musica. La piccola violinista, Marta Saturi, accompagnata con la chitarra dal maestro Paolo de Angelis, ha scandito il tempo tra un pezzo e l’altro.
Grazie di cuore per questo prezioso regalo, sarebbe bello riproporla per un pubblico allargato.
La Galleria Fotografica
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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.