“Campagnano nel mito del Sacro” , la mostra inaugurata il 26 Ottobre presso il MAP, Museo del Pellegrino, resterà esposta per l’intero anno giubilare.
Il mito del Sacro: un percorso liturgico
Cos’è il mito del Sacro? Partiamo da questa suggestione per spiegare cosa rappresentano gli oggetti esposti e dove vogliono andare.
Il parroco di Campagnano, Don Renzo Tanturli, ha ipotizzato un cammino liturgico al fianco di quello del pellegrino, una strada parallela che guidi i passi di chi viaggia verso Roma, che lasci al fedele il compito di guardare avanti, ma gli consenta anche di tornare indietro e rivalutare il senso di identità cristiana di un popolo.
I campagnanesi, di identità cristiana ne hanno da vendere e ce lo dimostrano le suppellettili musealizzate. Infatti, da sempre, la comunità è legata alle tradizioni, alle feste e soprattutto alla preghiera. Non a caso nella mostra troviamo opere taumaturgiche e votive, e tra le carte molti documenti che testimoniano la continua richiesta, alla Sacra Congregazione del Buon Governo, di esborsi di denaro per la realizzazione di opere e feste.
La Madonna della Ciliegia
I dieci pezzi esposti presso il MAP rappresentano dunque il passato ma non sono inerti bensì testimonianze di fede, tornati a risplendere dopo un periodo lunghissimo di oscurità.
Don Renzo Tanturli li ha rinvenuti negli scantinati della chiesa: erano riposti in scatole usurate e rotte, dimenticati lì e aggrediti dall’umidità.
Soprattutto la tavola raffigurante la Madonna della Ciliegia.
Don Renzo ha affermato ironicamente: “Era stata presa per fare la polenta! La stavano per bruciare, come un legnaccio… e invece è un’opera di Cesare da Sesto, della scuola leonardesca”.
L’intervento provvidenziale del parroco ha così posto l’attenzione sulle suppellettili che, se pur facenti parte di un corredo andato in disuso, rappresentano un nuovo motivo di riflessione.
Gli oggetti, dopo il ritrovamento, vennero alloggiati nel Museo della Collegiata di San Giovanni Battista, dove però fino ad oggi sono rimasti pressoché nascosti.
Il MAP e “Campagnano nel mito del Sacro”
È a questo punto che subentra il MAP -nella figura di Michele Damiani– che, di concerto con il Comune di Campagnano, decide di intraprendere una nuova avventura.
“Le suppellettili liturgiche, donate a suo tempo dalla comunità, oggi possono tornare alla comunità, così da rafforzare le radici dei campagnanesi” ha detto Michele Damiani durante la scopertura della mostra.
“La Madonna della Ciliegia” è l’unico pezzo che, nonostante il primo restauro ad opera della Soprintendenza, presenta nuovamente brutte muffe. Perciò, troverete esposta solo la riproduzione fotografica del dipinto, operata dal fotografo Alfonso Mongiu.
La rara Croce astìle
Tra gli oggetti liturgici, sicuramente la Croce astìle è di spicco e, proprio per questo, la si trova collocata al centro della sala.
Manca dell’asta -che un tempo la sorreggeva perché svettasse in testa alle processioni-, ma è lo stesso un pezzo raro.
L’elemento chiave della Croce astìle è posto sulla terminazione che la affranca alla base lignea. Qui, infatti, vi sono incise due lettere, la “s” e la “p”, il cosiddetto marchio dello “sterlino”, un bollo che certificava la bontà dell’argento. Essendo piuttosto raro trovarlo su oggetti del XIV secolo, si può considerare la Croce astìle quale pezzo più antico di quell’epoca su cui sia stato rinvenuto il marchio.
Breve descrizione della Croce astìle
La croce astìle ha due “facce”, cioè ha un fronte, il cosiddetto “recto“, e un retro, il cosiddetto “verso“.
Sul recto sono state raffigurate a sbalzo le figure della Madonna, della Maddalena, di San Giovanni Evangelista e di un Pellicano che imbocca i propri cuccioli. Al centro manca il corpo di Gesù crocifisso: attraverso però l’intuizione di Don Renzo, e una sovrapposizione fotografica recente, si è potuto stabilire che uno dei due Gesù che si trovano presso la Parrocchia di San Giovanni Battista è compatibile con i segni dei chiodi sulla croce astìle.
Sul verso, invece, sono raffigurati tre animali alati e un uomo. Nella iconografia evangelica rappresentano i quattro apostoli: Luca, Giovanni, Marco e Matteo. Troviamo perciò un toro, un’aquila, un leone e un uomo alato. Al centro del verso, vi è il Salvatore con il Globo in mano, dentro cui è esposto l’Agnello mistico tra rose pentapetalo.
Le rose ci riportano in qualche modo allo stemma della Famiglia Orsini perciò è ipotizzabile che: o la famiglia fosse già in possesso della croce quando acquistarono Campagnano, oppure che la fecero realizzare specificamente al loro arrivo, oppure ancora che la commissionarono quale dono alla comunità.
Il Reliquiario a Ostensorio di San Giovanni Battista
Tra le suppellettili, quella che maggiormente ci rivela la natura festaiola dei Campagnanesi è il Reliquiario a Ostensorio di San Giovanni Battista.
La struttura è composta da un angelo dorato, centrale, che mostra su un piatto d’argento la testa decapitata del Battista. Sopra le spalle dell’Angelo, in un ovale tra putti, è custodito il frammento osseo del santo Giovanni, così come recita il cartiglio contenuto insieme alla reliquia.
Sotto i piedi dell’Angelo, ecco il simbolo che ci riporta indietro nel tempo: una campana stilizzata, stemma della Comunità di Campagnano, un elemento che sottolinea la partecipazione attiva del popolo alla liturgia.
La tempesta scongiurata da Campagnano
Il Reliquiario a Ostensorio ebbe un ruolo fondamentale nel giugno del 1768, quando cioè il maltempo stava imperversando sulle campagne e mandando in malora i raccolti.
I campagnanesi, a difesa delle messi, alzarono il reliquiario contro la tempesta, pregarono San Giovanni e, secondo quanto riportato dal Governatore in una lettera al Buon Governo, la tempesta cessò improvvisamente. Gridando al miracolo, questi avanzò subito la richiesta che 30 scudi venissero destinati nelle casse comunali per celebrare dignitosamente al Festa del Santo Patrono di Campagnano. La stessa che ancora oggi si celebra il 29 Agosto.
Il reliquiario della Santa Croce
Un’altra festa collegata alla volontà dei campagnanesi è quella del Baccanale che però ha una storia più complessa. Partiamo dalla Stauroteca per raccontarla. Ovvero, dal secondo reliquiario esposto nella mostra “Campagnano nel mito del Sacro”.
La Stauroteca è una croce col centro irradiato da raggi dorati, dove è custodito un ovale contenente un frammento di legno della Santa Croce.
La storia vuole che Flavia Giulia Elena, la madre dell’Imperatore Costantino, affrontò un viaggio in Terrasanta è riuscì a recuperare la croce della Passione di Gesù.
Da quel legno vennero staccate piccole lamelle che raggiunsero vari luoghi, tra cui Campagnano.
Su via Roma uscendo dal paese non la si nota, ma tra la vegetazione è nascosta la piccola Chiesa della Santa Croce, cioè quel luogo da dove ogni 3 Maggio partivano le processioni con la Stauroteca in testa, dirette al Santuario della Madonna del Sorbo, nel Parco di Veio.
Nella Stauroteca il senso vero della Mostra “Campagnano nel mito del Sacro”
Durante il ‘700 la Festa della Sacra Croce decadde e il reliquiario, rotto in alcune sue parti, venne spostato nella Parrocchia di San Giovanni Battista.
La data incisa sul reliquiario, 1755, è fondamentale per capire quanto i campagnanesi tenessero a mantenere vive le tradizioni, soprattutto se queste erano legate al mondo liturgico.
Vedendo lo stato in cui versava la reliquia, perciò, fecero richiesta al Buon Governo per il restauro della stessa.
La suppellettile fu restaurata, venne restituita ai campagnanesi ma la festa non decollò più, anche se la documentazione dell’epoca dimostra che le celebrazioni vennero organizzate fino al 1800.
A questo periodo, già fortemente compromesso, subentrò però il Governo Napoleonico, e le feste religiose subirono l’imposizione del laicismo. Poi seguirono la Seconda Guerra Mondiale e il boom economico e, nel dopoguerra, i campagnanesi -recuperando lo spazio lasciato libero dalla festa perduta e laicizzata della Santa Croce- la riconvertirono chiamandola Festa del Baccanale.
“Campagnano nel mito del Sacro” è una traccia passata ma anche un obiettivo presente
Ecco perché gli oggetti non sono inerti. Gli oggetti, piuttosto, parlano e raccontano di una devozione, talmente è radicata, da essere riuscita a mantenere vive le due feste più importanti di Campagnano.
“Campagnano nel mito del Sacro” è una musealizzazione che empatizza con la Comunità, gli strizza l’occhio e però ha anche un proprio passo, cioè si è posta degli obiettivi.
Il primo è il restauro della Madonna della Ciliegia, avanzato in seno all’inaugurazione della mostra dal Professor Canonici, e al quale anche voi potreste contribuire acquistando il libro “La Favola del Crèmera” che con le mie co-autrici abbiamo pensato di mettere a disposizione appositamente per l’occasione. L’incasso delle prossime vendite, dunque, sarà destinato proprio a questo intervento.
Il secondo riguarda il Reliquiario di San Giovanni Battista che Don Renzo Tanturli vuole riportare sull’altare della parrocchia, al cospetto dei fedeli.
E infine il ripristino della Croce astìle: quel Gesù nella parrocchia, individuato come compatibile con la traccia dei chiodi, verrà ricongiunto alla croce, quasi come un innamorato che si ritrova con la sua amatta dopo tanto tempo.
Orari della mostra “Campagnano nel mito del Sacro”
Una bella storia non trovate?
Visitate la Mostra “Campagnano nel mito del Sacro” e con l’occasione prestate attenzione ai reperti del Museo del Pellegrino, davvero straordinari.
L’ingresso è gratuito e al momento è visitabile tutti i pomeriggi, dalle 14:00 alle 18:00, tranne il lunedì e la domenica.
La mostra è fruibile anche in inglese, le traduzioni sono di Giulia Antonini, e presto sarà anche accessibile ai non vedenti e ipovedenti, ma di questo vi parlerò più avanti!
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Sabato 9 Novembre, alle 16:30, partecipa alla Presentazione del libro
“La Favola del Crèmera”
presso il MAP.
Contribuisci al restauro della Madonna della Ciliegia!
Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.