La Spiaggia di Santa Marinella di proprietà di Mario Tasselli è il luogo ideale per sognare, accarezzare l’acqua, ascoltare una storia incredibile
Mario Tasselli è nato a Santa Marinella nel 1938, il 16 maggio. Lo incontro grazie a Stefania e Gabriele che me ne parlano.
Ha una rimessa di barche, La Spiaggia di Santa Marinella, appunto, e un piccolo bar ristorante, oltre che dei gatti e un cane, Lollo, il quale ha pronto un passaporto per trasferirsi a Tenerife.
Il mare di Mario Tasselli
Ma partiamo dall’inizio. Da questo mare che Mario dice scorrergli nelle vene. Il mare per lui è l’elemento essenziale della sua vita. Ha lavorato, viaggiato, ha perfino creato un’associazione per sciatori, eppure è al mare che è tornato sempre.
La sua storia è lunga, vissuta, ricca di emozioni. Ha iniziato fianco a fianco con il padre che aveva un’attività edilizia, e allo stesso tempo per undici anni ha gestito La Bella del Tirreno, uno stabilimento rilevato a un’asta insieme a un socio.
“Eravamo nel giro degli appalti di Stato, ma l’anno di mani pulite tutti i lavori pubblici vennero sospesi e io mi ritrovai senza più un lavoro. Avevo 56 anni. Sono caduto in depressione, ritrovarmi senza fare niente è stato mortificante”
Prima de La Spiaggia di Santa Marinella, l’Albania
Mario è uno di quegli uomini, però, che non si arrendono mai. Non si è arreso nemmeno allora. Ha deciso, spinto da sua moglie e da una conoscenza che lo ha messo in contatto con il console albanese, di spostare la propria esperienza all’estero. Sono partiti, lui e un suo amico, alla volta dell’Albania. Prima per un sopralluogo e poi per aprire un impianto di calcestruzzi.
Ero davanti all’Isola di Corfù, a Saranda, una terra di olive e belle spiagge sul lungomare. Così, diciamo, non ci siamo accontentati solo dell’impianto. Abbiamo aperto anche un frantoio a Tirana e un campeggio su 23 mila metri di pineta, a 10 chilometri dal Porto di Durazzo”
Il sogno è durato per un po’, fino a quando non c’è stata la Guerra Civile che li ha messi in fuga. A guerra finita però non hanno ritrovato più niente. Tutto era stato rubato, distrutto, non restava più nulla di quello che avevano creato. Alla fine Mario Tasselli ha deciso di tornarsene a casa, a Santa Marinella.
L’Ospedale Bambin Gesù di Santa Marinella
Mi racconta una cosa mentre stiamo chiacchierando amabilmente sulla riva del mare, riguarda l’Ospedale Bambin Gesù. Io subito lo confondo con quello di Roma, lui mi corregge: “no, no, ce n’è uno proprio qui, in quella che era un tempo Villa Iolanda, sai, la residenza della Regina Elena”.
Quindi poi sono andata a leggermi qualcosa. Questa Villa venne affidata dalla Regina a Maria Salviati, figlia della nobile famiglia dei Borghese che, molto attiva nello studio della medicina preventiva, decise di trasformare la Villa in una colonia dove curare i bambini poveri e bisognosi di cure.
Non a caso stabilisce l’Ospedale proprio dove c’è il mare. Santa Marinella è famosa per le alghe marine oltre che per l’aria iodata.
I cuscini di alghe
E, lo stesso Mario mi racconta la storia di un professore di Milano che usciva col pattino e tornava con delle cassette di alghe. Quando Mario gli aveva chiesto cosa ne facesse, quello gli aveva risposto: “… dei cuscini per mio figlio, l’ho curato così”.
Sembra che dormire su questi cuscini sia una forma curativa intensiva per chi soffre di asma bronchiale ed enfisemi polmonari.
“Mia madre è nata nella colonia del Bambin Gesù, e mio nonno faceva l’ortolano lì dentro” mi dice Mario, così per aggiungere una nota di appartenenza a quel posto.
Finalmente nasce La Spiaggia di Santa Marinella
Ma eravamo rimasti al rientro in Italia dopo la depredazione dei mezzi e delle strutture in Albania.
Mario aveva avuto un’esperienza meravigliosa durante la gestione de la Bella del Tirreno, l’aveva costruita da zero, era andato a prendere la sabbia, aperto una spiaggia laddove un tempo batteva l’acqua. Così, nel ritrovarsi di nuovo a dover ripartire da zero scelse di nuovo il mare.
Trovò la spiaggia, la stessa dove lo sto intervistando, e lì impiantò il suo stabilimento. E, come lo poteva chiamare se non La Spiaggia?
Sono passati 25 anni da allora e lui, che oggi ha la bellezza di 84 anni, è ancora un Lupo di Mare.
Il duro lavoro dietro una rimessa di barche
Questa nuova vita, reinventata a 60 anni, lo stimola, e gli piace guardare i cormorani che si appoggiano sugli scogli, quelli -come lui- spalancano le ali al vento e si lasciano cullare dalla brezza marina.
Anche se, Mario Tasselli, rispetto al cormorano lavora tantissimo. Le barche gli sono sempre piaciute e ne ha fatto la sua attività.
Eh, sì, tanti anni fa andavo fino in America, alle Fiere, per importare le barche. Oppure le portavo nelle destinazioni che mi richiedevano, Montecarlo, la Sardegna. Barche di rappresentanza di 15-18 metri, un sogno stare al timone di mezzi così belli”
Quando arriva la stagione fredda Mario sale su un escavatore e su una pala meccanica e con quelli toglie le barche, i “corpi morti” che stanno sul fondo e che tengono ferme le barche, pulisce la darsena e poi la riempie di nuovo con i corpi morti e alcune barche. Altre le trasporta in altri depositi o in cima alla collina, dove ha una casetta. Da lì c’è un panorama che spazia. Si dedica alla manutenzione, qualche ritocco. Quando invece arriva l’estate fa la spola per andare a prendere la sabbia con cui riempie la spiaggia. È un lavoro duro ma lui è abituato.
Quella barca capovolta a La Spiaggia
Quando gli chiedo: ma la tua di barca dove sta?
Lui si rammarica. Mi dice che ne aveva due.
“Una è laggiù” me la indica, se ne sta capovolta e solitaria, quasi un simbolo di resilienza.
Quella che non c’è più l’aveva presa tre anni fa ad un’asta, era una barca della guardia di finanza, un bel 12 metri.
L’aveva risistemata per farci una friggitoria a bordo ma, visto che la cuoca con il mare mosso non riusciva a friggere, aveva deciso di prendere una seconda barca, di 6 metri, da tirare a secco sulla spiaggia.
Con l’altra aveva iniziato a portare in giro i turisti. E voleva prendere la licenza di pesca turistica per portarli a pescare al largo ma una terribile mareggiata l’ha tirata a fondo e tutto il progetto è naufragato con quella, e anche la friggitoria.
“Peccato” mi dice “era una bella barca, ci potevano vivere 4 marinai”.
Mario Tasselli: un’ex vita da sub
Mario Tasselli ha diverse vite, tanti ricordi.
Per esempio, da giovanissimo, praticava la pesca subacquea, ma non immaginatelo con le bombole e il respiratore. Quelli sono venuti dopo. Scendeva in apnea.
C’erano tre cose che mi ero prefissato di non fare mai: vendere il pesce che pescavo, vendere reperti recuperati dai fondali e andare sotto i 20 metri”
Gli chiedo: E li hai rispettati?
Due sì. Il pesce l’ho sempre regalato, i reperti li ho portati in qualche museo. L’ultimo no. A un certo punto della mia vita sono sceso fino a toccare i 58 metri. Tra l’altro, è successo per aiutare un pescatore a cui avevano tagliato le reti. Quella volta scesi a 36 metri per recuperargliele e poi ho cercato di superarmi sempre di più, l’adrenalina cresceva ogni volta che aggiungevo metri. Fino a che non mi sono detto: Mario, ma che stai facendo?”.
Questo pensiero fu fortissimo e anche se doloroso e difficile decise di non immergersi più. Oggi scende in apnea ma solo per godersi un po’ il mare, per divertimento.
Mario e Luciana: due cuori e poi La Spiaggia di Santa Marinella
Un altro piccolo spunto su quest’uomo che dedica al mare tutte le sue giornate è la famiglia. Perché a un certo punto gli chiedo: Mario, ma tu una moglie non ce l’hai? Non è gelosa del mare?
Si chiama Luciana, da giovane era bellissima. Non è gelosa, no. A lei piace stare a casa adesso, con il nostro Lollo. Sai che il nostro cane ha il passaporto per partire? Sì, perché ho un figlio a Tenerife e se mi stanco di stare qui vorrei raggiungerlo, trasferirmi da lui.
Luciana è quella più attaccata alle sue origini. Anche se da piccola ha vissuto per otto anni a Torino. E quando è tornata nemmeno l’avevo riconosciuta, era partita bambina e tornata donna.
Ci siamo sposati, la nostra luna di miele l’abbiamo fatta a Barcellona, siamo partiti con la mia Cinquecento, e all’epoca era un lusso.
Abbiamo costruito casa insieme, avuto due figli. L’altro, ecco, gestisce il bar-ristorante, qui nello stabilimento La Spiaggia”.
Il lupo di mare che salva vite
Seguendo gli occhi di Mario che rincorrono l’orizzonte capisco il suo amore per quello scintillio d’acqua, il richiamo che non lo fa fermare nemmeno alla sua età.
Lui non si sente vecchio e in fondo chi glieli darebbe 84 anni. Soprattutto non si sente arrivato, fa progetti, pensa di andare a vivere a Tenerife, e soprattutto continua a salvare vite.
Già, questa me la sono tenuta per ultima.
“Vedi questa mano? Ho tre cicatrici” mi dice. In effetti ha uno squarcio non indifferente.
“Degli amici mi chiesero di andare a pescare le aragoste. Sono sceso con un fucile tridente. Ma è successo che mi sono sparato alla mano, ero sceso a trenta metri, è stata la corda del pallone, mi ha come strattonato. E sono sicuro che se ci avessi provato un milione di volte non l’avrei mai presa la mano… e invece il destino…”.
E il destino fa la sua!
“Avevo detto agli amici che sarei stato sotto 50 minuti invece sono risalito quasi subito. Erano agitati mi hanno chiesto se avevo già pescato, al che gli ho detto -eh, come no, ho preso un pesce di 80 chili, eccolo qua” si mette a ridere e apparecchia il tavolino con i salatini, il vino bianco frizzantino e freddo. Ci rilassiamo sotto questo sole brillante.
In ospedale mi hanno operato. Il dottore mi ha detto ti ricoveriamo. No, io torno al mare. All’epoca gestivo La Bella del Tirreno. Avevo la mano fasciata, i punti… e c’era mare grosso, ero sul pontile di ferro quando una ragazza mi si avvicina e mi dice che vuole scendere a fare il bagno.
Glielo sconsiglio, le dico che c’erano i vortici e si sarebbe messa in pericolo. Niente, quella si è buttata in mare.
Io mi sono messo a braccia conserte a guardarla e in pochi minuti l’ho vista che chiedeva aiuto. L’ho lasciata sbracciarsi per un po’ senno’ quando l’avrebbe capita la lezione.
Poi con tutta la mano fasciata mi sono buttato e l’ho riportata a riva”.
La Spiaggia e altri salvataggi
Questo succedeva tanti anni fa, ma Mario ha salvato diverse vite, sottraendole al mare. Anche otto anni fa è stato protagonista di un salvataggio. E, otto anni fa aveva 76 anni. Era sulla piattaforma e vide arrivare una barca di 15 mt che sputava fumo.
“Aveva preso lo scoglio e l’acqua era entrata nei motori. Il pericolo che andasse a fuoco era altissimo, non lo so come ho fatto, tuttora non mi capacito del salto che feci dalla passerella alla barca. Ho messo in moto, volato sulla darsena e soccorso gli uomini in barca. Ho portato via i bambini e le donne prima di tutto” beve il vino e sgranocchia i salatini.
Ma non finisce qui…
Anche un mese fa ho tirato su uno che stava per affogare. Quello che mi scoccia è che mi hanno tolto il brevetto… per anzianità! Senza farmi fare un esame.
Fammi fare l’esame e se non sono idoneo me lo togli. No?
E sì che ancora vado in apnea per un minuto e trentasette secondi, non è un’ingiustizia?”.
Ecco questa è la storia di Mario che non è un semplice bagnino senza brevetto, e che non è un semplice ottantaquattrenne. Se capitate a Santa Marinella cercate “La Spiaggia” vi saprà conquistare con le sue tante storie di mare.
LEGGI IL RACCONTO:
L’ASINO STELLATO
E LA POESIA:
I POSTUMI DELLA BELLEZZA
— map —
Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.
4 commenti
La storia di Mario è interessantissima, la sua vita sembra un romanzo. Noi frequentiamo “la spiaggia” da sempre ed è tutto vero. Manca una annotazione, per anni Mario offriva prima gratis e in seguito a pagamento delle ottime granatine di frutta una sua specialità. Una mia nipotina tornata a trovarmi sulla spiaggia mi ha chiesto: zia prendiamo una granatina?! Purtroppo Mario non le fa più, erano molto famose. Grazie per questo articolo
Salve Francesca,
grazie a lei per questo ricordo… Mario mi ha offerto un vinello fresco davanti al mare. Anche senza granatina è rimasto un uomo molto generoso e accogliente.
mi sto rileggendola mia storia e non ve lo nascondo mi sono emozionato specialmente per il mio amato lollo è stata una parte della mia vita è sepolto a casa in campagna sotto una grande quercia e non passa un giorno che non vado a salutarlo la perdita di un cane è come la perdita di una parte di te stesso ma la vita continua mentre sto scrivendo cè una grande mareggiata che sta devastando lo stabilimento ma chi se ne frega s e ancora sarò su questa terra aspetto la primavera salgo su un pala meccanica e ricomincio la sistemazione e ricominciamo daccapo se non starò più su questa terra vogliatemi bene e ricordatemi con amore e simpatia perchè sono soddisfatto della mia vita vissuta vi voglio bene
Caro Mario, sarai su questa terra sempre, come chiunque abbia lasciato un segno! Grazie per quell’intervista che mi concedesti, per il vinello e una terrazza sul mare davvero unica e speciale. Ti auguro Buon Natale visto che siamo vicinissimi. A rivederci presto!