Il Centro Storico di Formello dalla Piazza San Lorenzo fino a Capocroce e alla casa di Jean Pierre Velly; da Porta da Capo a Porta da Piedi, un tessuto storico che respira vita
Figli delle Formelle
Il Centro Storico di Formello nasce da un primo villaggio del 1026, un piccolissimo agglomerato urbano che si proteggeva naturalmente senza rocchefòrti o torrioni.
Il suo nome deriva probabilmente da “forme” o “formelle”, cioè dalla rete di cunicoli per la captazione delle acque piovane, scavata a mano dagli Etruschi intorno al villaggio.
Dopo avervi raccontato qualcosa sullo Spannitore, in un articolo precedente, approfitto di una camminata culturale con l’Archeoclub di Formello, e della guida professionale, Stefania Vai, per mettere insieme un po’ di spunti e approfondire alcuni aspetti del nostro territorio.
L’incastellamento prima di diventare Centro Storico di Formello
Avete mai sentito parlare di incastellamento?
Formello nasce proprio da questo nuovo concetto di fortificazione nato tra il IX e XII secolo. Era, come molti paesi del Lazio e dell’Europa intera, un villaggio soggetto alle incursioni saracene. Così, i Signori laici ed ecclesiastici videro in questa nuova linea difensiva un modo per fondare le Signorie, espandere il proprio potere e far nascere nuovi punti commerciali per gli scambi economici.
Non va però sottovalutata l’inadempienza dell’Impero Carolingio che lasciò soli i potenti locali, i quali si videro costretti ad intervenire per evitare di essere sopraffatti dagli invasori. Queste rocchefòrti non pretesero mai di essere dei baluardi inespugnabili ma luoghi in cui proteggersi e nascondersi.
Una sorta di “incastellamento” era già in atto da tempo: la crescita economica dovuta ai commerci e l’aumento demografico delle città -che portò la gente a spostarsi nelle campagne- furono i due primi propulsori per una diversa urbanità.
Piazza San Lorenzo: tra Orsini e Chigi meglio non mettere il dito
In Piazza San Lorenzo, che è una “piazza vuota”, cioè ha la particolarità di stare sospesa su delle cantine scavate nel tufo, troviamo il Palazzo Chigi di Formello. Parliamo di un edificio successivo all’epoca dell’incastellamento. La facciata è 400esca e un numero, 1464 -inciso su uno dei blocchi di pietra- ce ne anticipa la data di costruzione.
Era invece originaria di quel periodo la Torre Orsini, circondata da un fossato e da una recinzione lignea, una sorta di cubo classico con una corte interna non visibile dall’esterno.
L’ingresso, che conduceva a questo nucleo, era la Porta da Capo, che oggi guarda su Piazza Donato Palmieri.
Quando nel 1200 la Famiglia Orsini riuscì a subentrare ai Monaci di San Paolo Fuori le Mura, come primo intervento costruì proprio la Torre. Fu solo nel 400′, quando scemò il concetto di “fortificazione feudale”, che gli Orsini vi costruirono intorno una veste rinascimentale, il Palazzo appunto.
Della Torre si perse traccia sotto la Famiglia Chigi: questi fecero tagliare la torre e rialzare di un piano il Palazzo, così da fare posto all’appartamento di Flavio Chigi.
La Torre Orsini rinasce dalle ceneri, si potrebbe dire, in tempi più recenti e crea di nuovo scompiglio. Ma questa è un’altra storia!
L’influenza dei Papi
L’incastellamento, così come la presenza di queste due famiglie locali, cambiò fortemente il territorio, modellandolo a discrezione delle parti al potere.
L’ingresso dell’una o dell’altra famiglia, e quindi anche il loro declino inesorabile, dipesero unicamente dai Papi che venivano eletti. Nel caso degli Orsini quando venne fatto Papa Niccolò III, che apparteneva alla nobile famiglia romana, nel caso dei Chigi quando venne eletto Papa Alessandro VII che apparteneva alla nobile famiglia senese.
Lo Stemma di Formello è orsiniano
Una nota interessante risiede nello Stemma del Comune di Formello. Infatti, lo stemma comunale si fregia dello stemma degli Orsini, una famiglia che è stata molto amata dai formellesi.
Nel 1617, essendo la famiglia in forte difficoltà economica, chiese sostegno agli Sforza andandosi ad indebitare con questi. Fu proprio il popolo di Formello a riscattare il paese e a permettere alla Famiglia di continuare a governare.
Al generoso atto seguì un gesto eclatante degli Orsini che concessero al popolo l’utilizzo dello stemma della loro Casata. La presenza dell’anguilla nello Stemma unisce, oramai idealmente, Formello e Anguillare, che venne acquisita dagli Orsini 1492.
Piazza San Lorenzo e la Meridiana
Nella Piazza San Lorenzo ci sono anche, la piccola Chiesa della Natività, il Palazzo del Comune e la Locanda degli Angeli, un piccolo luogo di ristoro sulla Via Francigena che passa esattamente qui e scende verso Via XX Settembre.
E c’è la Chiesa dei Santi Martiri Lorenzo e Prudenzio, i patroni del paese. Originariamente c’era una chiesa medievale nel luogo in cui sorge l’attuale edificio, costruito nel 1554. All’interno si trovano tre importanti opere del pittore, allievo e collaboratore del Vasari, Donato Palmieri; e un Fonte Battesimale ligneo recentemente restaurato.
La chicca di questa chiesa è la Merdiana a camera oscura, unica nel Lazio, che venne costruita dal parroco-astronomo e matematico Don Luigi De Sanctis. È solo nel 2006 con Don Luigi Peri che la Meridiana viene riscoperta e ripristinata. La testata meridionale che forma lo strumento astronomico è costituita da una pietra tombale con incisi i segni dello Zodiaco, dei versi poetici e le indicazioni orarie.
Il Centro storico di Formello non inizia da Piazza San Lorenzo
Scendendo per Via XX Settembre troviamo un abitato che è rinascimentale. Questo significa che il pianoro su cui sorgeva la Torre era occupato in gran parte dal fossato. Quindi fino a dove si trova la Piazza Vittorio Emanuele, un tempo Piazza del Mercato, non esistevano costruzioni. Il paese vecchio iniziava da Capocroce, il punto in cui la strada si restringe formando una strettoia angusta. Un tempo questa era sovrastata da un arco e il posto di transito aveva una funzione di controllo sulla parte medievale di Formello.
Una chiesa micaelica rinata
Nel vecchio cuore del paese sorgeva e sorge tutt’ora la Chiesa di San Michele Arcangelo che, rispetto alla Chiesa dei Santi Lorenzo e Prudenzio, era quella maggiormente legata al popolo.
Gli affreschi 400eschi -riportati alla luce grazie al lavoro instancabile dell’Archeoclub di Formello– sono diventati un elemento di forte attrazione e lo spunto ideale per riaprire le porte.
La Chiesa è legata ai Santi protettori, alla Madonna della Misericordia e, dall’ultimo restauro effettuato, anche a Dante. È infatti riemersa tra gli affreschi della Calotta, la famosa frase dantesca: “Lassate ogni speranza voi che intrate”. Una connotazione chiara e precisa che ci ha lasciato collocare definitivamente la Chiesa nella storia.
La casa di Jean Pierre Velly
Nella Piazzetta dell’Angelo, che è deliziosa e curata da chi ci vive, troviamo la casa di un artista che ha vissuto e lavorato a Formello per vent’anni: l’incisore, disegnatore e pittore francese Jean Pierre Velly, morto tragicamente nelle acque del Lago di Bracciano.
A lui è dedicato anche il Teatro comunale che si trova sotto il Centro Storico, proprio alle spalle della sua casa, su Viale Regina Margherita.
Dalla Porta da Piedi al vecchio Forno
Si arriva così alla Porta da Piedi dove sicuramente esisteva una torre, che poi nel corso del tempo è stata trasformata in un convento prima, e in un locale poi. Molti ricorderanno il famoso Conventino.
Tornando indietro, sulla Piazza Vittorio Emanuele si incontra uno dei vicoli più stretti d’Italia (74 cm) che scende verso il Campo Florio Rosetti, e subito dopo la Via del Forno. A sinistra della via si apre un enorme arco che conduce a una specie di cortile interno. Questo era il luogo dove le donne del paese facevano la fila per cuocere il pane o i dolci. Era il forno del paese. Ma ovviamente dipendeva dal sistema feudale: il popolo, oltre a devolvere ai Signori una parte del proprio raccolto, gli doveva anche una parte delle farine macinate e una parte del pane sfornato.
Lo Statuto del Comune di Formello
Ci fa riflettere molto questa condizione sociale, vero?
E per capire meglio lo spaccato di vita della società del tempo potete leggere lo Statuto di Formello, concesso da Francesca Sforza Orsini nel 1544, contenente 472 articoli che toccano i due campi più importanti: il civile e il penale. La ricercatrice Noemi Antonini ne ha trasposto il contenuto in un’edizione cartacea voluta dalla Banca di Credito Cooperativo di Formello e dall’allora Presidente Gino Polidori. Un documento importante per i cittadini di oggi perché possano conoscere la loro storia e tramandarla.
La sede dell’Archeoclub
Poco più avanti incontriamo la Sede dell’Archeoclub che dal 1979 opera nel nostro territorio ed ha collezionato una serie infinita di successi.
Il loro lavoro è per noi tutti di grande esempio e ci permette di scoprire il nostro territorio, averne cura e di investire sul passato per costruire il nuovo futuro.
Piazza Padella e il ricordo degli Ebrei a Formello
Infine ci troviamo nella Piazza Padella, chiamata così per via della sua forma che ricorda l’utensile da cucina. Questa piazza venne deputata a Ghetto ebraico. Dopo la creazione del Ghetto di Venezia, nel 1516, e di Roma, nel 1555, anche i Feudi si adeguarono a far nascere un ghetto in ogni paese.
Tutto partì dalle persecuzioni che nacquero in Spagna e che portarono gli ebrei a fuggire per salvare le loro vite e anche per evitare di convertirsi. I Ghetti furono necessari per accogliere queste popolazioni in fuga.
Ad opera del Comune di Formello e dell’Associazione locale Il Melograno, nel Giorno della Memoria del 2011, è stata affissa una lastra di marmo che ricorda la presenza degli Ebrei a Formello e il valore dei formellesi che li protessero. Nella piazza proprio in quell’occasione venne piantumata una palma proveniente dalle colline di Gerusalemme. Il regalo ci venne consegnato dal Rabino che era presente il giorno della cerimonia.
Ci rende fieri questa piazza perché ci ricorda che i nostri compaesani Ottavio la Ragione, Mario Marcucci, Bruno Sbardella, il podestà Ugo Plini, il Segretario Comunale Antonio Petrillo, Alberto Bernabei e alcuni altri nascosero e salvarono la vita alle famiglie ebraiche dei Bises e dei Della Seta.
E come nella tradizione ebraica si sono distribuite le frittelle tipiche dell’Hanukkah, la festa delle luci.
Tutto cambia
Torniamo in Piazza San Lorenzo dove, mi preme ricordare, ogni edificio ha cambiato la sua natura in base alle necessità del tempo. La Torre Orsini, ad esempio, era nata per difendere il paese, oggi invece fa parte del Polo museale dell’Agro-veientano, proponendo un percorso esperenziale sulle tracce dell’antica Via Francigena.
E, anche il Palazzo ha cambiato diverse volte i suoi “scopi”. È stata una residenza, poi una scuola elementare e anche una scuola di cucito.
Insomma, la vita qui è sorprendente se la si sa apprezzare. Se si ha voglia di scoprire le tracce antiche.
Grazie di cuore a Stefania Vai per averci aperto delle porticine e anche per essersi presa cura del mio scritto! E a Silvia Drudi per assecondare le mie folli richieste!
Una storia bellissima IL MARIPARA
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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.
2 commenti
e’ sempre emozionante conoscere qualcosa in più del Paese che, da forestiera che cerca di “inglobarsi” con tanto affetto, ho scelto per trascorrere gli anni dell’ultima “maturità”.
Rosanna, si scoprono sempre cose nuove. Io qui ci sono nata e ancora scopro cose che non sapevo.
Piano piano impariamo a camminare 🙂