Tre apparizioni dell’Arcangelo a Formello, tre grotte diverse tra loro, l’ultima apparizione in restauro e ancora molti angeli e santi da scoprire sotto gli strati di intonaco
Chiese Aperte, un evento di ripartenza
Le tre apparizioni dell’Arcangelo a Formello sono rimaste custodite sotto l’intonaco della Chiesa di San Michele Arcangelo per oltre 400 anni. E il loro disvelamento ci restituisce tantissime informazioni e una datazione precisa degli affreschi.
In occasione della Giornata “Chiese Aperte” l’Archeoclub ha accompagnato i visitatori attraverso la storia imperdibile dell’Angelo.
Stamattina ero lì, in questo piccolo gioiello di chiesa che quando il portone si apre è sempre un piacere ammirare. Oggi più che mai visto che, come ci tiene a precisare la Presidente di Archeoclub, Carla Canali, è un luogo di protezione da molti mali.
Non solo per la presenza della Santa Lucia, del San Biagio e del San Michele Arcangelo ma anche per la bella figura della Madonna della Misericordia.
Questa donna rassicurante, ritratta col suo ampio mantello nell’atto di proteggere il popolo formellese, è proprio l’emblema di cosa abbia rappresentato la nostra chiesa in passato.
Il danno
Le tre apparizioni dell’Arcangelo a Formello, che prendono la scena nella calotta, sono solo l’apice dei tasselli sanati fin qui.
La Madonna della Misericordia è successiva a quegli affreschi e la si colloca dopo il 1527, quando cioè i Lanzichenecchi si diressero a Roma, la saccheggiarono e la conquistarono.
“Le fonti parlano di un danno… una distruzione piuttosto importante avvenuta in quel periodo” mi racconta la dottoressa Canali “e tutto fa pensare appunto all’avanzata di questi soldati mercenari che prima di arrivare a Roma depredarono anche i paesi circostanti”.
Formello era tra questi? Di certo sappiamo che in quegli anni la peste, la carestia e la siccità avevano piegato in due il paese, non c’era un danno soltanto a cui far fronte, ma molti. La Madonna protesse i nostri antenati, e la dimostrazione di un avvenuto risollevamento ce lo testimonia il rifacimento della chiesa nel 1630.
Questo luogo ha visto aprirsi e richiudersi la porta diverse volte, l’ultima più recente per un periodo di cinquant’anni circa. Fino al 2016.
Le tre apparizioni dell’Arcangelo Michele gridano da sotto l’intonaco
A distanza di 386 anni da quell’ultimo restauro, è l’Archeoclub a credere nella sua riapertura. Adotta la chiesa senza immaginare che sotto gli intonaci di stucco si potesse celare tanta vibrante emozione.
Così, anche nella calotta, dove di recente sono state disvelate le tre apparizioni dell’Arcangelo Michele, il termine “protezione” torna prepotentemente a rassicurare gli animi.
La prima apparizione
Il primo noto passaggio è la cacciata di Lucifero e i diavoli. Una grotta rappresenta la bocca dell’Inferno. C’è una finestra, purtroppo, a interrompere questa scena, costruita postuma, quindi del santo intercettiamo soltanto una gamba, ma i diavoli che corrono nella grotta fiammeggiante sono bene a fuoco e mostruosi.
Proprio sopra la grotta una scritta recentissima è apparsa durante i lavori di descialbamento ed ha lasciato tutti col fiato sospeso. Recita il verso di Dante più famoso:
Lasciate ogni speranza voi che entrate.
Questa frase, riportata alla luce dopo tanti secoli, ci permette di dare una prima collocazione storica all’affresco: fine 400. Dante veniva già citato e non da intellettuali ma dal popolo.
La seconda apparizione
La seconda delle tre apparizioni dell’Arcangelo a Formello è quella associata al Monte Gargano. La scena inizia con una iconografia che vede un toro bianco, di fattezze locali, salire in cima ad una grotta e allontanarsi dalla mandria. La stessa la si trova nella Chiesa dei Santi Apostoli a Roma.
“Sì. Si presume che l’artista che ha messo mano a questa raffigurazione sia un collaboratore di Antoniazzo Romano che allora dipinse quella della Cappella Bessarione” mi dice Stefania Vai, che mi accompagna nella lettura dell’affresco.
Il proprietario del toro disobbediente decide di ucciderlo, gli fa scagliare addosso delle frecce che però magicamente tornano indietro allora la storia diventa pubblica, il proprietario del toro corre dal Vescovo di Siponto e gli racconta l’accaduto”
Questa scena è sullo sfondo e, dalla città turrita, il Vescovo parte in processione con uno stuolo di donne per arrivare fino alla terza grotta, quella del Gargano, dove viene deciso di costruire il Santuario dedicato a San Michele. Il Santo appare in alto, splendido.
Tra le tre apparizioni dell’Arcangelo a Formello spunta un arciere “particolare”
La dottoressa Canali aggiunge “Trovo bellissimo questo personaggio qui” indica uno degli arcieri che incorda la freccia nella balestra.
C’è in questa figura una affinità con il San Sebastiano del Pollaiolo. Nel 400 si eseguivano grandi studi sull’anatomia del corpo umano e in questo arciere sono presenti. Vedi, non è come gli altri due che invece sono schematici, mantengono la stessa identica posizione, di profilo. L’artista lì non ha fatto alcuno sforzo. Mentre chi ha disegnato questo arciere ha seguito i canoni più moderni”.
Sotto la tessitura pittorica, formata da più episodi in unico spazio, appare un finto arazzo con su raffigurate delle melagrane, le stesse che vediamo riproposte nella veste del Vescovo. Qui il lavoro della restauratrice Stella Mitri è certosino, interviene cautamente con il bisturi per consolidare l’intonaco prima di rimuoverlo, in modo che questo non porti via l’affresco.
La terza apparizione
L’ultima è l’apparizione a Castel Sant’Angelo. C’è di nuovo una finestra di mezzo ad interrompere il flusso della storia, quindi ci ritroviamo al seguito di Papa Gregorio Magno.
La processione con i fedeli era per scongiurare la peste. In alto, sul Castello, appare meraviglioso l’Angelo. La spada rinfoderata simbolo che il male è stato sconfitto, e la peste è un brutto ricordo.
Sulle tre apparizioni dell’Arcangelo troneggia lo stemma Orsini
La mia amica Sara Fianchini mi fa notare la cornice sopra le scene che, tra tutti i ritrovamenti, è di certo l’elemento determinante per la datazione degli affreschi stessi.
La sua importanza è data dallo stemma Orsini che campeggia in alto, inquartato con quello degli Aragonesi.
“La presenza dello stemma di entrambe le casate” aggiunge Stefania “ci dice essenzialmente chi è il Mecenate: infatti il momento storico in cui si intrecciano queste due famiglie è quando Gentile Virginio Orsini diventa comandante dell’esercito aragonese. Siamo quindi tra il 1487 e il 1497”.
Sara alla fine dice “Si può leggere una certa similitudine tra il San Michele Comandante dell’Esercito Celeste e il Gentil Virginio Comandante delle Truppe Terrestri”
Sovrapposizioni
Ora provate a immaginare questo muro, oggi radioso di colori e con una storia ben definita al suo interno, ridiventare bianco e scrostato. Quando cioè ancora non erano stati fatti i rilievi e gli interventi di restauro erano cosa lontana.
Al centro compariva una Madonna con Bambino e il San Giovanni Battista. Intorno c’erano, e molti ci sono ancora, dei piccoli disegni a matita, alcuni raffiguranti aerei e navi da guerra.
Questa sacra famiglia tardo cinquecentesca, solo dopo un secolo dalla realizzazione delle tre apparizioni di San Michele Arcangelo, aveva già sostituito -come in un impeto di follia- la storia precedente, cancellandola.
La Madonna era dipinta sul muro ed è stata lungamente vagliata dalla Soprintendenza prima di essere rimossa. Segno evidente che non aveva molta attinenza con gli avvenimenti di Formello o almeno non quanto ciò che vi era custodito sotto.
Le tre apparizioni dell’Arcangelo a Formello tornate a noi
Al di là dello stile, l’importanza del culto dell’Angelo, era un elemento troppo importante per essere lasciato marcire nell’oblio.
E anche se oggi ha un valore più tangibile, all’epoca, come dice Stefania Vai, dobbiamo immaginare che era cambiato semplicemente il gusto. La popolazione e anche i Chigi -subentrati agli Orsini- avevano perso interesse per la sacralità degli eventi ritratti.
Quando il Rinascimento diventa un fenomeno prorompente queste raffigurazioni favolistiche, tardo medievali rappresentarono il vecchio”.
Guardo in alto e sulla calotta, proprio al centro, scorgo delle grandi ali. E una dopo l’altra, una schiera di aureole che si intravedono da sotto la patina bianca. Questa però è un’altra storia che, spero, riusciremo a vedere presto riemergere dalla dimenticanza.
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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.
4 commenti
Dico chapeau per la tua sensibilità per la natura e il rispetto per lei. Sarebbe un ottimo insegnamento per i piccoli già in asilo dovrebbe essere questo atteggiamento e rispetto per tutte le risorse.alberi,piante, acqua ed aria.
Grazie Barbara, in qualche modo bisognerebbe insegnare ai bambini a leggere libri. Questo fondamento si è perso e con lui anche l’attenzione per le cose più semplici, purtroppo. Ristabilire un equilibrio con la lettura, il tempo da dedicargli potrebbe essere una buona pratica.
Grazia,passione e sensibilità sono le grandi qualità della nostra cittadina Emanuela che
Ci ha regalato la bellissima e dettagliata descrizione degli affreschi della chiesa di San Michele Arcangelo!grazie x il tuo preciso e amoroso modo di scrivere .teniamo da conto la bella chiesa e i suoi tesori recuperati grazie alla tenacia della Presidente Carla Canali e alla maestria della brava restauratrice grazie di cuore
Il bene comune ci da il coraggio di metterci in discussione, di collaborare e gioire delle vittorie. La Chiesa di San Michele Arcangelo è una delle più grandi vittorie di Formello. E chissà quanto ci porterà ancora a scoprire di noi… un abbraccio cara Sara