Il lago di Tiberiade è il luogo del cuore di Ersilia, un libro antico, il luogo dove i miracoli erano possibili, una strada che parte da una roccia e arriva fino al mondo intero
Restare in balia dei versi
Il lago di Tiberiade può sembrare come tutti i laghi: il fascino misterioso che aleggia sulla superficie dell’acqua, qualche sorta di spirito o mostro, nascosti sul fondale; la nebbiolina che sale e scende, il tramonto perfetto da cartolina.
Ma c’è molto di più. Se mi chiedessero se è un fatto di fede probabilmente rispondere sì, è un fatto di fede. E di passi della Bibbia che si ritrovano intorno e lasciano stupefatti.
In fondo non è come andare a visitare una location diventata famosa perché ci hanno ambientato un film o un posto di cui si è letto qualcosa su un libro.
È la storia. La regina delle storie. La trama di Dio.
Il lago di Tiberiade è spirituale, la mente ti rimanda continuamente ai versi letti e sono di più quelle righe a suggestionare che non l’animo.
Fino alla casa di Gesù
Il fedele ha un approccio diverso da un ricercatore. Chi crede vive i luoghi rivivendo la parola di Dio, si lascia condurre da un filo invisibile, si riappropria della storia. Perché Gesù è un Gesù della fede ma è anche un Gesù storico, ha vissuto davvero quelle terre, quel lago.
Gesù lascò la Giudea per andare a vivere a Cafarnao, una delle località che si arrampicano intorno al lago. E sono cento anni che questa cittadina viene scavata: non c’è un altro villaggio al mondo con così tanti ricordi evangelici.
Sono tangibili, quindi anche il ricercatore trova la sua strada da seguire.
Perché scelse Cafarnao?
Non è difficile indovinare perché Gesù volle stabilire lì la sua dimora. Girandola un po’ si intuisce che è uno snodo.
La Via Maris, o via del Mare, corre lungo la costa mediterranea di Israele e collega l’Egitto e il Levante, all’Anatolia e alla Mesopotamia.
Era la via dei viaggiatori d’ogni genere, non solo commercianti. Il messaggio di Gesù, da quella terra di confine e di incontri, poteva raggiungere orizzonti insperati, diffondersi in modo rapido.
Una pietra miliare testimonia che la via per Damasco passava per Cafarnao.
Il Lago di Tiberiade è avvolto dalla pace e dalle voci evangeliche
In mezzo all’acqua è più facile respirare la storia. Senza il rumore della nostra società, senza le chiacchiere di circostanza sembrava di essere tornati indietro nel tempo.
In fondo, mi sono chiesta, da quando Gesù guardava quegli stessi orizzonti quanto poteva essere cambiata la forma delle montagne, quanto il litorale? Io guardavo con i miei occhi ciò che aveva guardato lui. Ero in una piccola barca, dove anche lui era stato, più di una volta.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora i discepoli lo svegliarono e gli dissero: Maestro non ti importa che moriamo? Destatosi sgridò il vento e disse al mare: taci, calmati. Il vento cessò e vi fu grande bonaccia poi disse loro: Perché siete così paurosi? Non avete fede?”
Ecco questa era una di quelle volte, riportata nel Vangelo di Luca, ma non fu un avvenimento normale, è tra i miracoli che gli vengono attribuiti. E io ero nel Lago di Tiberiade, dove era accaduto. Magari nello stesso punto dove aveva sedato la burrasca.
Il lago dei Miracoli
O forse ero nel punto in cui aveva camminato sulle acque. Un altro miracolo. Lo volevano fare Re dopo che aveva moltiplicato i pani e i pesci ma lui, che aveva bisogno di ritirarsi in preghiera sul Monte delle Beatitudini, ricomparve, appunto, in piedi, sul lago, di fronte ai discepoli estasiati.
Questo è il lago della pesca miracolosa è dove scelse gli Apostoli: Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, Zebedeo. I suoi più fidati discepoli, i pescatori che incontrò quando si trasferì a Cafarnao.
Quelli a cui disse “Seguitemi vi farò pescatori di uomini”.
Tutte le strade portano al Lago di Tiberiade
Nel lago di Tiberiade si assiste emozionati al ricordo delle pagine del Vangelo. Si guardano le Alture del Golan e le rive della Siria, si immaginano i traffici della Siria verso l’Egitto, e del Mediterraneo verso l’Oriente.
Passava il mondo a Tiberiade, passava il mondo sul fiume Giordano. E oggi passano i pellegrini.
I reali britannici, la più recente la principessina Charlotte, vengono tuttora battezzati nelle acque dove venne battezzato Gesù.
È un’emozione grandissima galleggiare nel vento e sentir fluire tutte le strade lì. Poi si può scendere, andare in giro. Raggiungere i siti archeologici, trovarsi di fronte a una pietra calcarea utilizzata in tempi remoti dai crociati; oppure raggiungere il complesso francescano di San Pietro, riportato alla luce settant’anni fa.
Si può visitare Hippos e vedere con i propri occhi gli scavi di cinque chiese bizantine, concentrate tutte in un rettangolo di terra; oppure arrivare a Magdala la città di Maria Maddalena e fotografare una barca dei tempi di Gesù (di duemila anni) la più antica mai rinvenuta al mondo.
Beati gli ultimi
Un luogo che assolutamente dipinge sulla terra i passi del vangelo è il Monte delle Beatitudini. Da quella montagna è partito tutto ed è finito tutto.
Stare immobili a respirare i luoghi dove era apparso, dove i discepoli gli si facevano intorno, dove aveva istituito i 12 apostoli, dove era ricomparso dopo la resurrezione, e dove si ritirava ogni volta che doveva pregare e poi far avvenire un miracolo. E’ stata una delle emozioni più grandi che io abbia mai provato.
Affacciata lassù verso il lago mi fu più chiara la parola “Passiamo all’altra riva” che Gesù ripeteva ai discepoli. Li esortava a partire insieme, guardare lontano, andare oltre i confini, le distanze religiose, le divisioni.
La parola di Dio illuminò quella terra umiliata. E le beatitudini, otto in tutto, che il Santuario di forma ottagonale ricorda, erano la magna carta del cristiano.
Dal lago di Tiberiade verso il mondo
La parola Beato era una parola saggia, importante. Non era moralismo ma la proclamazione della felicità, di una notizia nuova.
E in cima al monte non si può far altro che riflettere, contemplare gli alberi della benedizione, il paesaggio, tenerli nel cuore; restare a guardare la pietra sulle rive del Lago -dove Gesù mostrò Misericordia verso il tradimento di Pietro e gli altri Apostoli- e rimanerne affascinati.
Da quella roccia, li aveva invitati a seguirlo, diffondendo la sua storia, la sua vita, la sua resurrezione.
E da lì è arrivato al mondo. Non è andato solo sull’altra riva ma ovunque abbia trovato qualcuno in grado di accoglierlo.
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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.