Da Van Gogh al Jordaan District ci sono solo due chilometri di distanza, Alessandra li ha percorsi sentendo la forza di entrambi
Mai senza Van Gogh
Cosa unisce Van Gogh al Jordaan District? Avrei risposto “nulla” se non fossi andata a leggermi qua e là qualche informazione.
Li ho visitati tutti i quartieri di Amsterdam e, credo, che ognuno -a modo suo- mi abbia lasciato una leggerezza autentica, o semplicemente, vista la giovane età, li percepivo così. Una piuma, un sogno, una nuvola colorata.
Ma non saprei definire questa città senza il Museo di Van Gogh, li reputo complementari.
Lui era un pittore che ha espresso come pochi la sua luce attraverso la luce e, questa peculiarità del suo stile, mi ha sempre molto affascinata.
Nel corso degli anni ho poi avuto modo di ritrovarlo in altre esposizioni, e diverse città, con anche diverse atmosfere, ma è solo nel suo Museo che ho potuto immaginare tutto il mondo che aveva dentro.
Da Londra a Parigi, dalla Provenza all’Ospedale Psichiatrico. C’era sempre un filo a condurlo. Dall’Impressionismo al ritrovato equilibrio nella Casa Gialla, alle tensioni con Gauguin. Tutto in lui era eccessivo. Dall’influenza delle stampe giapponesi agli studi di anatomia e prospettiva, agli studi biblici. Van Gogh non si fermava di fronte a niente. Dalle rappresentazioni dei poveri minatori e tessitori alla francesissima Piazza del Caffè la Sera. Tutto era raccontato con la stessa intensità di sguardo. Dalla lucidità all’alienazione tutto d’un fiato.
Agli immancabili Girasoli
Già, i girasoli. Il quadro esposto ad Amsterdam è uno dei sette dipinti di girasoli che Vincent Van Gogh creò, per rendere la camera da letto di Paul Gaugin accogliente. Il loro sodalizio artistico e privato, come sappiamo, fini in tragedia: Van Gogh, durante una loro lite, finì col perdere il lobo dell’orecchio. Non si sa bene se fu un atto autolesionistico o inflittogli dall’amico.
Eppure, nonostante le virulente liti, la prova artistica di Van Gogh con i Girasoli è sorprendente. Riuscì ad imprimere alla collezione uno spessore deciso, senza sbavature, una cromatura pastosa, vibrante.
È notizia di quest’anno che il Museo di Amsterdam ha deciso di non spostare mai più il quadro per prestiti ad altri musei. Infatti, dagli ultimi studi effettuati, pare che l’artista avesse usato dei colori deteriorabili, soggetti a invecchiamento. Nello specifico: la lacca geranio che sta scolorando il rosso e il giallo cromo che invece scurisce nel tempo.
Chissà, a questo punto, cosa faranno gli altri musei che custodiscono le cinque opere rimaste della collezione dei Girasoli!
Effetto Vincent
Il giorno dopo, nell’attraversare Piazza Dam -che è già di per sé, e per la sua vastità, un teatro a cielo aperto-, mi è sembrato come di vivere in uno dei suoi quadri.
Un nugolo, non ben definito, di persone -vestite espressamente di bianco- attraversavano quel colore mattutino tra l’azzurrato e la notte.
La piazza era deserta, i miei occhi rimasero a fissare quegli sconosciuti che si disperdevano, ognuno nelle proprie vite, mentre io ero lì, immobile, invisibile ai loro occhi.
Ecco, loro tornavano da qualche festa mentre io ero in giro in cerca di attimi indimenticabili come quello.
Lo starmene immobile nella piazza dove i Sovrani Olandesi sfilavano incoronati, in mezzo al popolo, mi fece provare una forte emozione; di contro, mi fece strano pensare che era la stessa piazza dove i Cattolici -durante il proibizionismo del culto– si riunivano segretamente.
Guardai verso il Museo Amstelkring, in cima, laddove nell’intercapedine era stata celata una chiesa, mi sembrò per un attimo di sentire la paura, il buio,la violazione di un credo.
Poi tornai a guardare il blu schiarirsi, dilatare il giorno .
Mi incamminai dal Museo di Van Gogh al Jordaan District
Le persone giravano in bicicletta, anzi, è la città delle biciclette, oltre che dei canali e, seguendo entrambi, si arriva ovunque.
Mi sono persa nei dedali delle vie, intersecate dall’acqua. Un labirinto divertente in cui, perdersi, da piacere.
Mi colpì molto il Red Light District, il quartiere a luci rosse, per l’atmosfera opaca e sfuggente.
Il Jordaan District, invece, era reale, pieno, vissuto. Un fazzoletto urbano che aveva attraversato la povertà nera, era stato privato per tanto tempo della rete fognaria e poi aveva visto nascere un recupero straordinario.
Quello è un quartiere con carattere da vendere.
Era stato accogliente e aperto verso gli immigrati che cercavano la libertà. Un luogo fatiscente negli anni 70’, tanto da rischiare la demolizione di gran parte delle abitazioni. E alla fine un leone.
Il ruggito si sollevò dagli abitanti che, attraverso il restauro dei monumenti, salvarono la storicità e anche quella bella umanità dimostrata per tanto tempo.
Sono meravigliosi -e visitabili- i cortili interni, soprattutto se vi capita di assistere agli innumerevoli concerti; oppure è facile individuare le tavolette di pietra, originali, esposte sulle porte d’ingresso, insegne storiche che indicavano la professione o il simbolo di una famiglia vissuta lì.
Van Gogh, artisti, fiori, tutto torna
Sono stati gli artisti a trasformarlo definitivamente e a convertirlo in zona di qualità. E, questo cambiamento -se da un lato- ha, ovviamente, cancellato l’intima caratteristica sociale, dall’altro ha fatto emergere attrattive culturali di grido, tipo il Museo dell’Arte Fluorescente.
Questo museo è anche chiamato “La terra della Signora Elettrica”. Entrando si effettua un viaggio psichedelico tra rocce e scantinati dove, ad accogliere il visitatore, è un simpatico hippy.
Ma, Jordaan, da Giordano o da Giardino? Me lo sono chiesta mentre giravo tra le case e mi è rimasto il dubbio.
Gli ebrei si rifugiarono in quell’area durante l’Olocausto, quindi potrebbero averlo chiamato come il fiume ma, le stradine -con i nomi dei fiori– portano a pensare alla seconda ipotesi.
Dai girasoli a un quartiere di fiori, da un pittore agli artisti di strada. Da un museo a un quartiere-museo. Sì, una prospettiva tutta mia ma, d’altronde, quando si viaggia, ognuno ha la sua.
Un quartiere, che pure mi ha colpita, è Begijnhof, per le case di cartone.
No, non erano di cartone, però lo sembravano. Erano tipiche casette di legno e pietra dalla forma allungata con decorazioni bibliche sulle facciate, un contesto miniaturizzato, molto antico, direi.
Amsterdam non è stato l’unico luogo che mi ha fatta sentire leggera, da Van Gogh al Jordaan District ai villaggi nell’Interland ho provato delle emozioni incredibili. Dei villaggi, Zaanse Schans, Volendam e Marken, però, vi racconto in un prossimo articolo.
Curiosità: gli altri Girasoli di Van Gogh si trovano:
- National Gallery, Londra
- Neue Pinakothek, Monaco di Baviera
- Philadelphia Museum of Art, Philadelphia
- Seiji Togo Memorial Sompo Japan Nipponkoa Museum of Art, Tokyo
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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.