Il Maneat in navetta diventa un anello d’arte e include Formello, comune capofila, Campagnano, Capena, Mazzano Romano, Roma, Sutri, Calcata e Trevignano Romano
Il primo tour del Maneat
Un tour dei musei che fanno parte del Maneat in navetta è un modello molto europeo, la giusta direzione per promuovere il proprio territorio e scoprirne altri.
M.A.N.E.A.T. è l’acronimo di Musei di Arte Natura Etnografia Archeologia del Territorio e, come tale, racchiude una complessa rete di strutture.
Il giorno che ho preso la navetta mi sono sentita turista nel mio stesso paese.
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Trevignano Romano
Un anello, dei cinque visitati con il tour, era il Museo Civico Etrusco Romano di Trevignano Romano. Questo è centralissimo, in piena commistione con il traffico, il lago, il via-vai cittadino.
All’interno, racchiude un incredibile collezione di corredi provenienti dalla Necropoli dell’Olivetello, molto ricca e ben conservata.
Durante la visita è stato possibile ammirare il lavoro di un gruppo di fotografi alle prese con il lago, tra uccelli e paesaggi, un racconto di grande effetto scenografico oltre che documentaristico.
Capena
La tappa successiva, l’Art Forum Würth di Capena, mi ha, invece, sorpresa. Un museo aperto, spazioso, con un calendario pregno di iniziative in una zona che, diciamolo pure, è lontana dall’urbanità. Eppure è un museo che interagisce molto con l’esterno, creando spazi a forma di esposizioni, dando importanza alla luce e anche al colore.
Mazzano Romano
Poi siamo giunti al Museo Civico Archeologico Virtuale di Narce, MAVNA, che ha catturato -me-, tutti. Le teste di terracotta erano meravigliose, così come i telai, all’inizio del percorso. Di questo museo affascina la dedizione e la pazienza. Quasi tutto quello che era stato rinvenuto, durante gli scavi di fine ottocento, inizio novecento, aveva preso tante direzioni diverse, tranne quella locale.
All’epoca non esisteva un museo a salvaguardia del patrimonio. Quindi, chi lo gestisce oggi, si è speso molto per rintracciare i materiali -venduti legalmente- e dialogare con gli enti museali internazionali, venutine in possesso. Attraverso questo iter si ha, sia una mappa delle ricchezze vendute -di cui beneficiano anche i musei ospitanti- sia la possibilità di ospitarle con ricostruzioni virtuali.
Santa Cornelia – Roma
Venti minuti dopo eravamo proiettati in una dimensione completamente diversa. Sulla Santa Cornelia, non molti sanno che c’è una casa museo -la cosiddetta- Fondazione Baruchello, in cui, perfino l’aria è contemporanea. Ogni pittura, oggetto, libro, scultura, quadro sembrano perdersi nel tempo, abbandonati nelle stanze da quando l’artista è scomparso. Che è il lato di questo edificio che mi ha colpita di più oltre alla grande quercia, in giardino, la cui ombra fresca ha fatto da cappello ad un’interessante conversazione su Gianfranco Baruchello.
Le Perazzeta – Formello
Siamo partiti dal Museo della tradizione contadina, a Le Perazzeta, per respirare un’ambiente rurale, e poterci approcciare agli attrezzi contadini, fare una piccola colazione nell’aia, accarezzare la criniera di un asino e ascoltare il grido dei pavoni. Questi ultimi hanno poco di nostrano. Sono animali esotici, eppure sembrano nati per colorare una fattoria.
Formello
L’ultimo è il Museo dell’Agro-veientano, che chiude il giro del Maneat in navetta. Il Museo rappresenta il tassello più importante del Palazzo Chigi di Formello, e raccoglie i reperti, i corredi e le tracce di una terra prevalentemente Etrusca.
Un museo che vuole essere non solo il capofila di questo progetto ma anche un punto informativo, uno di quei luoghi fruibili dai pellegrini e dai turisti ma anche dai cittadini.
Un punto etrusco.
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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.