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L’Annunciazione a Maria di Nazareth: il viaggio di una donna sola

L'Arcangelo Gabriele annuncia a Maria che partorirà il Figlio di Dio ma lei come reagisce alla notizia? Ci viene incontro l'arte con l'iconografia apocrifa

di Emanuela Gizzi
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L’Annunciazione a Maria di Nazareth è il momento nella storia che devia completamente le strade di ognuno di noi.
La Prescelta da Dio e l’Arcangelo Gabriele sono le figure chiave di questa vicenda che ha stravolto i piani del mondo intero.

Perchè Maria di Nazareth nasce senza peccato originale

Maria di Nazareth è di origini ebraiche e nasce da una famiglia umile della Galilea. L’informazione più importante che abbiamo è che viene al mondo senza peccato originale e che l’8 Dicembre -data in cui si celebra anche la sua nascita- la bolla “Ineffabilis Deus” sancisce tale dogma.
ll dono ricevuto alla nascita, perché Maria arrivi pura al concepimento di Gesù, appare come un’investitura ufficiale, e lei non la disattende.
Maria di Nazareth, d’altronde, non porta in grembo un bambino qualsiasi, bensì il Messia, cioè colui che è indicato quale salvatore dell’umanità. Con il suo sacrificio, Gesù rinnoverà la vita delle moltitudini. E proprio per questo, è necessario che il Figlio di Dio sia riconosciuto come tale sin dalla nascita, non durante il battesimo né tantomeno dopo la Resurrezione.
L’essere nata senza peccato originale è dunque una condizione necessaria a rafforzare la venuta del Messia, a creare l’attesa per il suo arrivo e a renderlo unico nella storia. Ma non solo.

Maria, la Vergine perpetua

Precedente al dogma dell’Immacolata Concezione vi è quello della Verginità perpetua, ovvero della dottrina secondo cui Maria rimane vergine, prima, durante e dopo la nascita di Gesù.
I Padri della Chiesa, che hanno in mano l’arte dello scrivere, guidano i fedeli verso questa direzione ma se Maria è rimasta illibata fino alla morte non lo sappiamo con certezza. Così come non sappiamo molto altro di lei.

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Maria di Nazareth nascosta dai Vangeli?

Da sempre Maria di Nazareth è riconosciuta come Madre di tutti i figli di Dio, è pietosa, protettiva, è la Regina della Pace. E due dogmi della Chiesa Cristiana la vincolano.
Nonostante ciò, però, perché Maria non appare chiaramente nei Vangeli, o se appare non viene chiamata per nome?
Maria di Nazareth sembra non avere una storia, né un’identità, non le è riconosciuto alcun merito o potere, è solo la donna che ha partorito Gesù.
E questa assenza di dati sul suo conto la si imputa soprattutto agli antichi Vangeli.
In quello di San Paolo, Paolo dice di Gesù “nato da donna sotto la Legge”; mentre in quelli di Marco, Luca e Matteo, Maria non viene collocata nemmeno ai piedi della Croce di Gesù quando questi muore.
Solo sul Vangelo di Giovanni ella è ai piedi della croce con le altre pìe, il verso recita così: “Stavano presso la croce di Gesù, sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa, e Maria di Màgdala”.
Ma, anche qui, il suo nome di battesimo è marcatamente assente.

“Donna” e “madre”,  dov’è Maria?

Potremmo farci la domanda delle domande “Perché la madre di Gesù è ai margini?”, se non fosse che la risposta ce l’abbiamo già: Maria è esclusa dalla Trinità, figuriamoci i Vangeli!
Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, non contemplano la sua presenza tra loro.
Possibile, dunque, un patriarcato anche lassù, dove Dio dovrebbe essere “buono e giusto”?
Questo però è ciò che appare.
E comunque resta un dato di fatto: tale condizione viene avallata dagli Apostoli, peraltro tutti uomini, e da chi scrisse i testi sacri, cioè altri uomini.
Tutti loro definiscono Maria, in termini letterari, solo una “donna” o una “madre”.
Così, la Vergine che ha partorito il Figlio dei Figli non solo non viene considerata al pari degli altri “protagonisti” della storia biblica, ma viene perfino defraudata della sua identità.

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L’educazione della Vergine                                           Giovan Battista Tiepolo

L’iconografia apocrifa chiama per nome Maria di Nazareth

Maria di Nazareth, nonostante il triste boicottaggio, emerge lo stesso dall’oscurità. E lo dobbiamo all’arte. A tutta quell’iconografia che ha preservato il suo nome nel tempo e lo ha trasferito alle masse.
I Vangeli apocrifi, soprattutto, cioè i testi esclusi dal canone della Bibbia cristiana perché in contrapposizione con l’ortodossia promulgata, testimoniano la presenza di Maria nella vita di Gesù in modo ridondante. Soprattutto in quell’evento mistico dell’Annunciazione, dove il ruolo di madre e la figura terrena di donna si trasformano nel corso dei secoli.
Una diversa letteratura, dunque, che trova diffusione nel Medioevo e diviene modello per le applicazioni figurative. Perciò non più apocrifa, cioè nascosta e riservata a pochi, ma sotto gli occhi di tutti.

L’Annunciazione a Maria di Nazareth e l’Arcangelo Gabriele

Il destino di Maria si compie quando l’Arcangelo Gabriele le appare improvvisamente innanzi, anellato da una luce divina, e le formula le famose frasi citate nella Bibbia, tra cui il messaggio dai toni definitivi:

Lo Spirito Santo scenderà su di te. Su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo.
Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio”.

Maria, se dapprima resta perplessa, subito dopo risponde:

Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.

Sul turbamento di Maria e poi sulla sua presa di coscienza si potrebbero fare ipotesi e scrivere trattati. Resta il fatto che l’iconografia dell’Annunciazione gira intorno a questo passaggio ben definito, che può essere un istante prima, quando l’Angelo arriva e svela il messaggio per lei, oppure un istante dopo, quando Maria accetta il ruolo che Dio le sta affidando.

Le varie interpretazioni dell’Annunciazione

Sono poi le varie posizioni teologiche a mettere nelle mani di pittori e scultori un’idea personale di Annunciazione, e a voler interpretare lo stato d’animo di Maria di Nazareth e dell’Arcangelo Gabriele a seconda del proprio credo.
E’ più importante la figura dell’Angelo, a cui Dio affida il verbo, o quella di Maria, la prescelta da Dio a portare nel grembo il Messia? Sono più importanti loro o la Colomba simbolo della Trinità, oppure ancora la luce divina che punge la scena portando con sé l’annuncio?
Gli artisti danno diverse interpretazioni dell’Annunciazione a Maria di Nazareth, così come richiesto dalle committenze del tempo.

Le varie Maria di Nazareth e i simboli che l’accompagnano

E allora ecco che Maria si trasforma, è tanto passiva davanti all’Angelo quanto reattiva; è anche remissiva ma è soprattutto accogliente, è una donna terrena, normale, che se ne sta seduta a filare la porpora e lo scarlatto, ma è anche Regina, quindi siede su un trono e indossa abiti pregiati, ricamati d’oro.
Il fuso e la rocca lasciano presto il posto a un libro, che compare spesso aperto, le cui pagine svolazzano misteriosamente, opera dello spirito santo, o vengono trattenute dalle dita di Maria che, disturbata dall’Angelo, vuole mantenere il segno della lettura. Maria dunque è anche meditativa e devota alla preghiera  ma a un certo punto si indaga anche sulla sua psiche, sulle sue reazioni davanti all’Annuncio.
Compare spesso il giglio di fianco a lei, un simbolo di purezza. Quando i gigli sono tre si vuole esaltare la sua verginità perpetua.
E anche l’Arcangelo subisce un’evoluzione. Da una posizione dominante, piano piano china il capo, fino a inginocchiarsi a Maria e, in alcuni casi, fino a scomparire dalla scena. Si ristabiliscono i ruoli e Maria sboccia come un fiore.
Al mondo viene consegnato un disegno ben diverso da quello architettato nei Vangeli. Qui, Maria di Nazareth è al pari delle divinità. Anzi, ne diventa la traghettatrice.

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L’Annunciazione di Perugino

I luoghi de l’Annunciazione a Maria di Nazareth

La grande protagonista dell’Annunciazione alla Madonna è l’architettura, ovvero lo spazio in cui si svolge l’azione. A volte è un ambiente interno, una camera da letto o un salone, ma in altri è un ambiente esterno, nelle vicinanze di un pozzo o sotto un portico.
La suddivisione di questi spazi per mezzo di colonne, vasi di fiori, leggii o altro, è dettata da un ragionamento logico che vuole le figure incorniciate dentro una loro intima dimensione.
L’Angelo è quasi sempre preponderante, arriva dall’esterno con un fine ben preciso quindi impone la sua presenza. E il gesto di indicare la Vergine, o benedirla, è dettato principalmente dal suo compito in Terra.
Maria di Nazareth, invece, subisce l’impeto dell’Angelo ma non resta passiva, i suoi gesti sono una conseguenza del Verbo divino che egli porta, perciò le sue mani, in qualche modo, diventano il fulcro di tutta la narrazione.
Maria è gioiosa, mesta, attonita, accogliente, intimidita, cosciente, impaurita o in collera? Lo scopriamo dalle mani, da come sono poste: chiuse, aperte, remissive, timorose, giunte al petto.

 

Il gesto: un excursus sui dipinti famosi de l’Annunciazione

Il “gesto”, cioè quella gestualità di movimenti raccontata ne L’Annunciazione, è stato oggetto di un incontro pubblico presso la Biblioteca Al Tempo Ritrovato, a Sacrofano.
La Storica e Critica d’Arte, Daniela del Moro, ne ha parlato mettendo insieme diversi dipinti, di diverse epoche.
Vi riporto alcune riflessioni ispirate proprio dai dipinti trattati durante l’incontro.
Per me sono stati uno spunto davvero molto interessante. La dottoressa del Moro, tra l’altro, li ha trattati con energica passione e originalità.

L’Annunciazione di Pietro Cavallini: un innesco di novità

Pietro Cavallini rompe gli schemi con l’arte figurativa e posiziona l’Annunciazione in un ambiente esterno. Maria è ripresa nell’attimo preciso in cui resta sorpresa e nello stesso tempo intimorita.
La cosa sorprendente è l’espressività dei personaggi, che nella tecnica del mosaico è difficilissima da rendere. Ma Cavallini è abile a far diventare la composizione di tessere un vero e proprio affresco.
Inoltre sul trono pone un vaso con il giglio, elemento questo che influenzerà tutta la storia dell’arte successiva.
Ma ci sono anche riferimenti alla Passione di Cristo: l’aquilegia blu è infatti il fiore con cui si rappresenta il dolore della Vergine davanti alla morte del figlio. E non manca né la rosa selvatica, simbolo di Carità, né il cardo mariano che è allusivo alla maternità.
Per la prima volta le ali dell’angelo non sono bianche ma colorate, una scelta che sarà ripresa più avanti anche da alcuni altri artisti tra cui Leonardo da Vinci.

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 Le tre Annunciazioni di Beato Angelico: la posizione di Maria

Maria di Nazareth nei dipinti di Beato Angelico è più biblica, una donna che si piega al volere di Dio. Che non appare spaventata, anzi, accetta senza esitazione il suo destino.
Beato Angelico ha una vocazione religiosa, pertanto le sue interpretazioni sono piuttosto fedeli alle Sacre Scritture.
Nelle tre annunciazioni cambiano i piani dei due protagonisti.
Da una posizione subalterna della Vergine, nell’Annunciazione di Cortona, il pittore passa a una posizione paritetica nell’Annunciazione del Prado, e infine a una superiorità di Maria nell’Annunciazione del Corridoio Nord.
Come un’escalation.
Nei tre dipinti il portico è affiancato dal giardino, che si rifà all’Eden. E anche qui c’è un diverso modo di concepirlo: nel primo Adamo ed Eva sono lontani, sullo sfondo, vengono cacciati dal Paradiso Terrestre, sul prato ci sono pochi fiori; nel secondo i due progenitori sono quasi co-protagonisti della storia, in mezzo a rose bianche, rosse, quadrifogli e palme; nel terzo scompaiono del tutto, lasciando il posto a un giardino più terreno, con una staccionata.

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L’Annunciazione e i santi Ansano e Massima di Simone Martini: ricchezza e oro

L’elemento principe che Simone Martini introduce nell’Annunciazione a Maria di Nazareth è il ramoscello d’ulivo al centro della scena, ovvero il simbolo della pacificazione tra Dio e gli uomini che si attua per mezzo dell’incarnazione. Un concetto ribadito anche nei cartigli sorretti dai profeti in alto, nei tondi.
L’utilizzo magistrale dell’oro e la raffigurazione di persone che potrebbero appartenere ai ceti più agiati della società lo rendono un capolavoro della pittura trecentesca europea.
Maria si ritrae, e il gesto di celarsi dietro il velo ce la mostra fragile, una ragazza che ancora non ha accettato la chiamata di Dio.

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annunciazione-a-maria-di-nazareth-di-jan-van-eykeL’Annunciazione di Jan Van Eyke

Ambientata nella navata di una chiesa, questa Annunciazione sfrutta tutta la verticalità dell’architettura e diventa imponente. E la sontuosità, nonché virtuosismo, con cui sono esibiti gli abiti, rendono il momento ancora più solenne.
Jan Van Eyke ci ripropone le ali colorate, e investe l’angelo di una corona, così come era nell’iconografia fiamminga. Scomparendo le aureole le figure ci appaiono più realistiche e terrene.
Il gesto qui sorprende. Rispetto alle Annunciazioni che siamo abituati a vedere, la Vergine ha le mani aperte, non più chiuse a protezione. Siamo in una fase successiva alla presa di coscienza, qui si delinea già l’accettazione.
Maria senza alcuna espressività, è pronta, dice: “fai di me quello che vuoi”.

 

L’Annunciazione di Leonardo da Vinci: punti di fuga e di vista

Leonardo studiava la Natura e quindi assistiamo a una trasformazione ulteriore dello spazio.
Lo apre completamente, e toglie troni, colonne, divisori. Poi colloca le sole due figure dell’Angelo e di Maria di Nazareth all’aperto, su una terrazza che guarda a un panorama montano e lacustre.
Cosa introduce di nuovissimo Leonardo? Il punto di fuga.
La storia biblica è supportata da un ambiente reale, con una sua profondità. Anche l’ombra dell’Arcangelo, proiettata sul terreno, pone l’accento sulla realisticità dell’accadimento.
Alcuni studiosi hanno riscontrato che ponendosi frontalmente al quadro è facile notare una certa distonia prospettica, come se l’artista avesse commesso qualche errore. Ma se il dipinto lo si osserva da destra, tutto si ricompone magicamente offrendo, pertanto, l’ipotesi che Leonardo avesse studiato quel preciso punto di vista in base alla collocazione finale del quadro.
Maria sembra salutare l’Arcangelo che le si inchina dinnanzi. Quì, la sua posizione sembra elevarsi rispetto al divino.

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l-annunciata-di-antonello-da-messina-primo-piano-donna-con-velo-azzurro-senza-angelo“L’Annunciata” di Antonello da Messina: tutte le espressioni di Maria di Nazareth

Maria di Nazareth in questo dipinto è colta nell’attimo preciso dell’annuncio. E non possiamo distogliere lo sguardo da lei, perché il minimalismo di Antonello da Messina ci induce ad analizzarne ogni minimo dettaglio.
Il più straordinario è sicuramente che l’Angelo non c’è: per la prima volta Maria è protagonista assoluta.
Dove sono i gigli, la colomba, il gesto dell’Angelo che la indica o la benedice?
Al pittore non interessano. Preferisce fare un focus solo su Maria e ne trae tutta l’espressività possibile, indaga la sua anima e anche la sua psiche.

Se mai ci siamo chiesti “cosa ha provato Maria davanti all’Angelo?” Eccola la risposta.
Il volto di Maria è insieme sorpresa e imbarazzo, ma sembra anche addolcirsi col passare dei minuti. E le mani diventano il fulcro della trama: con una cerca di fermare l’Angelo, con l’altra di proteggersi. E’ intimidita ma un attimo dopo si rassegna al volere di Dio.
L’Annunciata sembra un dipinto con più frame, cioè, l’immagine non è statica ma in movimento. Ci descrive tutto quello che le è passato nella mente prima, durante e dopo l’arrivo dell’Angelo.
E’ un capolavoro assoluto.
E in questa introspezione si infila lo Spirito Santo, che non vediamo ma che si palesa sotto il lieve vento che “spettina” le pagine del libro.

 

L’Annunciazione di Botticelli: l’eleganza di Maria di Nazareth

La grazia della Vergine, in questo dipinto del Botticelli, viene esaltata dal movimento leggero del corpo, che segue una sinuosità sublime. E poi anche dal doppio gesto delle sue mani che, come nell’Annunciata di Antonello da Messina, da un lato tentano di fermare l’Angelo e dall’altra accolgono il verbo di Dio.
Nell’espressione di Maria però non vi è alcun dubbio, gli occhi socchiusi e il viso chinato in avanti ci restituiscono la sua assoluta devozione verso ciò che si sta compiendo.
A elevare la teatralità dei due protagonisti è il pavimento, che proiettando le linee di fuga verso il paesaggio, sortisce un effetto di verticalità, quasi di infinito.

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L’Annunciazione di Raffaello: la leggerezza dell’evento

Le Madonne di Raffaello sono le più belle, è un dato oggettivo. E, anche in questo caso, i lineamenti morbidi e rilassati di Maria e la sua staticità, la rendono la Madonna più serena. Indica il cielo, infatti, e non tenta di fermare l’Arcangelo, non si intimidisce, né tantomeno si protegge. E’ pronta ad affidarsi a Dio.
L’Angelo, in contrapposizione, è il messaggero che porta il Verbo, quindi corre verso di lei, con leggiadria. Si instaura subito un dialogo tra i due. Le colonne sono dietro, pertanto lo spazio tra loro è unico, è aperto, è caldo.
E il pavimento, come nel caso di Botticelli, che viene omaggiato da Raffaello con la stesura della stessa trama, ci conduce verso un paesaggio dai colori freddi.

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L’Annunciazione di Caravaggio: l’Arcangelo diventa protagonista

Di Caravaggio sappiamo che la luce è l’elemento principe delle sue narrazioni. Lui riesce a sposare l’oscurità meglio di qualsiasi altro pittore. E anche in questo caso la luce è d’effetto: non si posa sul volto dell’angelo, anzi, ce lo oscura ma esaltandolo. Lo posiziona, per la prima volta nella storia dell’Arte, in volo, in una dimensione spirituale e su un piano elevato rispetto a Maria di Nazareth, che invece accoglie sottomessa il volere dello Spirito Santo, le mani incrociate al petto, in attesa di ricevere l’incarico.
Siamo come in un momento successivo all’annuncio: il gesto dell’Angelo -la mano quasi sopra la testa di Maria- sembra più un’investitura ufficiale che una benedizione. Lei ha già acconsentito.

L’Annunciazione di Artemisia Gentileschi: Maria di Nazareth diventa protagonista

Artemisia Gentileschi è una caravaggesca pura, pertanto anche nei suoi quadri troviamo un utilizzo della luce che partecipa attivamente alla storia.
Ma assistiamo a un ribaltamento dei ruoli, sia rispetto a Caravaggio che a tutte le altre Annunciazioni, Maria è in una posizione di superiorità.
L’Angelo si inginocchia davanti a lei mentre lei, in piedi, lo accoglie. Dalla sua espressione pacata, ma anche forte, non percepiamo un altro retropensiero se non quello dell’accettazione.
Sono le mani, anche in questo caso, a indicarci il momento preciso dell’Annunciazione.
Maria nel gesticolare, manifesta stupore.
Non è stata con alcun uomo, come può partorire un figlio?
Ecco, dunque, che l’Arcangelo indica il cielo. Il moto, in questo caso è inverso, è il dubbio di Maria a suggerire all’Angelo l’azione. E’ lui a subire il suo fascino. Tanto che Gabriele sembra più devoto a lei che allo Spirito Santo.
Un altro elemento che, insieme alla luce, è un tratto distintivo dell’artista, è l’utilizzo del colore.
Artemisia Gentileschi sapeva miscelare le polveri e per questo ci troviamo di fronte a vesti dai toni desueti, caldi. Manca totalmente l’azzurro, per esempio e l’angelo non è candido, è colorato. Ciò amplifica la  visione particolare e personale dell’artista, che si traduce in un rapporto -tra i due personaggi- circolare. Lei lo armonizza, presentandoci una tenerezza e un’intimità rari. Quasi lo traduce in un limbo, anzi in un ventre materno.

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L’Annunciazione di Henry Ossawa Tanner

L’Approccio di Henry Ossawa Tanner è assolutamente distante dall’Annunciazione di Antonello da Messina. Tanner dipinge l’Annunciazione quattrocento anni dopo, e anche le radici afroamericane dell’artista, unite a un viaggio che aveva fatto in Terrasanta, ci portano davanti agli occhi un ambiente molto diverso da quello a cui siamo abituati. Ma anche lui decide di lasciare fuori dalla scena l’Angelo, predilige piuttosto una lingua di luce per manifestare l’arrivo dello Spirito Santo. Una linea verticale che incrociandosi con la mensola orizzontale, in cima, allude già alla Morte di Dio sulla croce.
Maria di Nazareth giunge le mani, si chiude nell’abito che indossa, ci scompare dentro quasi. Un abito avvolgente, morbido, fluido. Gli occhi che guardano con sospetto alla luce.
Non c’è alcuna religiosità o sacralità nell’incontro che Maria vive col divino e questo è tra i dipinti che sembra più vicino all’evento avvenuto in Galilea. Il più realistico. Forse perché i tempi sono più maturi e Ossawa fa parte della corrente realista americana, comunque interpreta alla perfezione l’Annuncio e la risposta di Maria di Nazareth ad esso.

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Morte di Maria di Nazareth

Maria di Nazareth resuscita dopo la morte ed è l’unica altra persona terrena assunta in Cielo.
Muore a Gerusalemme circa quindici anni dopo Gesù, tra i sessantatre e i sessantanove anni.
Nel 1950, per la prima volta nella storia cattolica, un Papa, Pio XII, proclama il dogma dell’Assunzione di Maria in Cielo che diventa una festa e si celebra il 15 Agosto di ogni anno.

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Sono prima di tutto una viaggiatrice, annuso la vita e ne trattengo le radici. Quindi scrivo per piacere ma anche per lavoro. Scrivo perché senza non saprei starci. E poi fotografo perché la fotocamera è il mio psicologo personale. Cammino sempre con un animale di fianco, un gatto un cane un cinghiale un ippopotamo. Insomma converso. E poi scrivo di nuovo.

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